sabato 20 settembre 2014

Tu puoi girare il mondo...

Quasi ogni anno, trovo il tempo di passare qualche giorno a Cattolica. È sempre un piacere tornare nei luoghi delle mie vacanze romagnole, con tutti i ricordi d'infanzia che esplodono appena usciti dall'autostrada. Immagini, profumi, sensazioni e suoni che ricompaiono intatti a distanza di anni, è come passeggiare in un vecchio album di fotografie che si animano quando le sfiori.



La prima volta è stata nel 1981, quando mio padre è stato invitato dal suo amico Paolo a trascorrere qualche settimana alla Pensione Primula gestita dalla famiglia Giorgi. Io ero una bambinetta timida, mio fratello aveva un anno e c'era ancora mia mamma. 
Da allora ci siamo tornati decine di volte, con la famiglia, con gli amici, con i fidanzati, con i colleghi: ci piaceva tanto che volevamo condividere Cattolica con tutte le persone care che passavano nella nostra vita. Una volta cresciuta, mi sono spinta verso terre lontane, ma sono sempre tornata, anche solo per un fine settimana, per ritrovare l'atmosfera delle mie prime vacanze, bella come un vecchio film sull'estate italiana.
Barbi & Sté al porto
L'ho vista trasformarsi nel tempo, qualcosa è andato perduto, qualcosa di nuovo è arrivato a creare altri ricordi. Hanno tolto l'edera dalla "Casa dell'Edera", ha chiuso il negozio di coltelli dove mio fratello si fermava sempre ad ammirare le lame in vetrina, ma hanno aggiunto bellissime fontane e restaurato vecchi edifici. 
Tra ciò che si è perso, c'è una libreria in viale Dante che adesso è un caotico bazar. Sul retro, però, sono rimasti un po' di vecchi libri accatastati, impolverati e venduti a meno di un euro. Beh, il destino ha voluto che, pochi giorni fa, stessi rovistando tra quei volumi abbandonati. Per 99 centesimi ho comprato “E chi porta le cicogne?”, un racconto di Andrea G. Pinketts. Quando, quella sera, l'ho aperto, ho letto la dedica:
Questo libro è per il cane Benvenuto che dal canile di Monza si è trasferito direttamente nel mio cuore. Per quelli che credono che i “bastardozzi” non siano cani da esposizione, questa è l'esposizione. Ora, quante probabilità c'erano che, entrando in una ex libreria di Cattolica e scavando tra i fondi di magazzino, pescassi un libro del 1999 con il prezzo in lire di un autore che non avevo mai letto e quel libro citasse il canile dove lavora mio fratello? Magia di Cattolica!
Non è possibile raccontare anni di esperienze, incontri, aneddoti e personaggi nelle poche righe di un post. Il tessuto dei ricordi è composto da migliaia di fili colorati che formano un disegno comprensibile solo a chi ha vissuto le stesse cose. Riesci a vederlo se il tuo primo pensiero, dopo aver lasciato le valigie in camera, era infilare i piedi nudi nella sabbia calda, se ti emozioni guardando i canotti esposti nei bazar perché ti ricordano il tuo primo salvagente e se, guardando oggi il lussuoso hotel Kursaal, lo rivedi come il rudere di cui tutti dicevano “è un peccato che sia lasciato così”.
Cattolica, per me, è un adorabile viaggio nel tempo attraverso tante piccole cose indimenticabili che ora elencherò in maniera disordinata, dimenticandone la metà.
Bagni 31, qualche anno dopo
Di giorno sapevi di crema solare e, dopo cinque minuti di spiaggia, eri impanato come una cotoletta. Per spianare la pista delle biglie, si trascinava un amico per i piedi. La spiaggia intorno al nostro ombrellone, sempre fedeli ai bagni 31 sotto il lungomare Rasi Spinelli, era un cimitero di soldatini uccisi dai dinosauri di mio fratello; ogni estate mio padre doveva comprargli in edicola una nuova busta di soldatini perché era una strage.
La mattina presto si compravano raccolte ingiallite di Topolino e pacchi di fumetti americani che si leggevano sotto l'ombrellone imbrattandoli di pane e marmellata, preparato a colazione e avvolto nei tovaglioli di carta. 
Appena arrivati in spiaggia, si andava a camminare “nella bassa marea” e si arrivava a piedi fino agli scogli, facendo fuggire banchi di pesciolini minuscoli e granchietti. Si raccoglievano le conchiglie più belle (Sciagurati! Non si fa!) e ci si arrampicava sugli scogli facendosi puntualmente malissimo. Si camminava con i piedi nell'acqua, pungendosi con i gusci di cozza rotti, fino a un'altalena con l'insegna della Coca Cola.
Sté alla Primula con lo show "soldati vs dinosauri"
A metà mattina, cominciavano gli spot della Publifono Radiomare e gli annunci di bambini dispersi. Si faceva il bagno senza mai andare oltre gli scogli perché laggiù “non si tocca”, era una zona proibita e spaventosa, ma, adesso che siamo grandi, la sfida è proprio nuotare oltre il confine con il mare aperto e guardare la spiaggia da lontano. 
Quando c'erano le onde, che da bambini ci sembravano enormi, si giocava a saltarle o si cavalcavano con il coccodrillo e la tartaruga gonfiabili. P
oi passava l'uomo con il cappello di paglia e il secchio azzurro pieno d'acqua in cui galleggiavano fettine di cocco bello e l'uomo dei gelati con il carrettino che vendeva le pipe colorate e poi quello con i bomboloni. Con secchiello e paletta si costruivano castelli e si scavavano buche così profonde che sotto ci trovavi ancora il mare, dovevamo essere la disperazione dei bagnini. Ci si sciacquava i piedi dalla sabbia sotto il rubinetto d'acqua gelata vicino alle cabine per andare a bere un frullato dall'altra parte della strada e, allo stesso rubinetto, si riempivano i gavettoni a Ferragosto. 
Per pranzo si tornava in pensione e, parlando anche per mio padre e mio fratello, non abbiamo mai mangiato meglio in vita nostra: la cucina della signora Francesca resta imbattibile. Da quando non c'è più la Primula, ma graziosi appartamentini in affitto, si va a mangiare al Cane del Greco in via Fiume, il nostro preferito da quando ha chiuso l'Osteria Zamara spezzandomi il cuore. I proprietari sono gli stessi, quindi mi consolo con la stessa ottima cucina.
Tornando all'infanzia, dopo pranzo, i grandi giocavano a carte e noi andavamo in sala giochi, aspettando l'ora di tornare in spiaggia a colpi di 200 lire insieme agli amici che ritrovavamo ogni anno.
La sera profumavi di shampoo e ti vestivi bene per andare a mangiare il gelato in centro e passeggiare tra la folla in viale Dante, oppure sul lungomare, dove Beppe Maniglia suonava Africa dei Toto e vendeva le sue cassettine. 
Una volta a settimana, si andava al mercato degli artigiani in via Pascoli e, in cucina, sono ancora appese le ceramiche di Elettra. C'era il cinema all'aperto con i pipistrelli che passavano davanti allo schermo e poi si andava a letto, ascoltando le chiacchiere dei grandi ancora riuniti intorno ai tavolini nella veranda.
Bambino cresciuto con tartaruga
Più avanti negli anni, sono arrivate le fontane danzanti in piazza I Maggio, ma una volta c'era solo quella “delle tartarughe” e credo che ogni bambino del mondo abbia una foto in cui sta a cavalcioni su una tartaruga mentre tenta di tappare lo spruzzo d'acqua che le esce dalla bocca.
Nei giorni di pioggia si andava a Gradara o a San Marino ed era strano rimettere le scarpe dopo giorni in ciabatte.
Le nostre vacanze erano sempre in luglio o agosto, ma negli anni ho visto Cattolica anche fuori stagione: in giugno, quando la riviera si anima con i primi turisti, quando c'è tutta l'estate davanti; in settembre, quando qualche albergo e ristorante comincia a chiudere, la città si svuota, gli ombrelloni si chiudono e si sente un po' di malinconia.

Ho detto tanto, ma non tutto perché, ripeto, non è possibile schiacciare anni di ricordi in un articolo. Ogni volta che passo a salutare la famiglia Giorgi, riscopro altri aneddoti ed è un gioco infinito di rievocazioni. Chi ha passato l'infanzia a Cattolica, Regina dell'Adriatico, può capire, per gli altri... pazienza!

P.s. Altre foto, vecchie e nuove, nell'album Cattolica

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