sabato 20 aprile 2024

Sulle tracce dei bracconieri

Ieri sera, scoperto che il mio cellulare non si accendeva più, ho chiesto al manager del lodge di avvisare Dan - per fortuna sono amici - che mi ha mandato subito un ragazzo per prenderlo e portarlo a un tecnico perché potesse lavorarci oggi mentre noi eravamo via. Purtroppo gli smartphone hanno sostituito un sacco di apparecchi che prima utilizzavamo normalmente: morto il cellulare mi sono ritrovata senza sveglia per stamattina, quindi ho dovuto chiedere al manager di venire a bussarmi alle 6.00 per fare colazione alle 6.30 perché alle 7 sarei partita per un'altra avventura con Alert. Oggi il tecnico mi ha fatto sapere che il danno è al connettore per la ricarica, cosa che saprebbe riparare, solo che qui hanno tutti l'iPhone (l'unico negozio della provincia è un Apple Store) e, malgrado abbia cercato in tutta la regione, non ha trovato il ricambio per il mio Samsung. Comunque, domani mi darà un aggeggio per caricare la batteria esternamente e poi rimetterla nel telefono, così almeno potrò usarlo in questi giorni e portarlo a riparare una volta tornata in Italia. Alert unità salvataggio smartphone: Law & Order, scansati!

Ma sono indietro di un giorno con i racconti, quindi torniamo al 19 aprile.

Dire che alla fine della prima giornata con Alert facevo schifo non rende lontanamente l'idea di come fossi ridotta. Mi vergognavo perfino a presentarmi all'ufficio del lodge per chiedere la chiave della mia stanza e se aggiungiamo il casino serale con il cellulare, credo di non essere più la loro cliente preferita. Avevo i capelli arruffati e sudati, la camicia fradicia e macchiata di fango, i pantaloni strappati, le mani graffiate, le nuove scarpe da trekking (comodissime tra l'altro) colorate di fango e terra. Ormai, il sacchetto della mia biancheria sporca si chiama sacco merda. Ma avevo anche un grande sorriso stampato in faccia perché tornavo dalla foresta e comunque lo sporco di natura, si sa, sono tutti anticorpi.

Tutto è cominciato alle 8 del mattino quando, puntualissima, arriva l'auto dei miei amici. Finalmente riabbraccio il mio fratello indonesiano Dan che si presenta già con tre pacchi del mio caffè preferito. Con lui ci sono Eddie, Sarpin, Edo e un paio di altri ragazzi. Del gruppo dell'anno scorso mancano: Dan Junior, che mi ha scritto ieri di essere impegnato in un altro parco nazionale in questi mesi e gli dispiace non potermi rivedere anche se ci saranno altre occasioni in futuro perché fa sempre parte del team; Salih che a malincuore ha dovuto lasciare Alert per un'offerta di lavoro sull'isola di Giava, avendo in programma di sposarsi ha scelto il salario migliore ed è comprensibile, si sa che essere buoni non paga; Yahya che forse ci raggiungerà nei prossimi giorni. Dan mi racconta che Salih è stato una grossa perdita perché era un grande esperto nell'uso dei droni e di tecnologia in generale, montava i video per le conferenze e la pubblicità, mantebeva il sito e aggiornava le mappe delle aree da piantumare. C'è già un sostituto, ma ha bisogno di fare esperienza. La vita continua e il lavoro di Alert pure, quindi ci mettiamo in viaggio per il sito di riforestazione di Susukan Baru, l'area che ha subito i danni maggiori per gli incendi della scorsa stagione che hanno letteralmente incenerito anni di impegno. È frustrante, ma ogni volta si ricomincia.

Prima di addentrarci nel parco, ci fermiamo a un baracchino dove i ragazzi comprano snack per la giornata e un pacco di fritti appena fatti. Dan mi dice di assaggiarli tranquillamente perché sono tutti vegani: triangolini di tempeh e cubetti di tofu in pastella, più frittini di banane che hanno la forma di croissant, praticamente il cuoppo indonesiano. Inutile dirvi che erano tutti ottimi e ne ho mangiati una quantità indecente.

insieme all'unità rinoceronti

Piove forte dalla notte precedente e le piste nel parco sono allagate, ma i nostri fuoristrada, per quanto vecchi e scassati, se la cavano benissimo anche perché questi ragazzi sembrano addestrati fin da bambini a guidare perfettamente sulle strade peggiori. Ci fermiamo a prendere Mister Bonari della fondazione per la protezione dei rinoceronti. Lavora per loro da quindici anni e conosce perfettamente il parco e le piste dei bracconieri. Oggi ci accompagna a installare una videocamera e a pattugliare un'area dove potremmo trovare qualche trappola da distruggere. È un ometto minuto, pieno di passione per la natura e fonte infinita di informazioni e storie sul bracconaggio che vi racconterò in un post dedicato nei prossimi giorni perché meritano un certo spazio. È preoccupato perché l'ultimo avvistamento di un rinoceronte selvatico al Way Kambas risale a tre anni fa e l'associazione gli ha dato ancora un anno di tempo prima di tagliare i fondi. Resterà comunque attiva nel parco per monitorare le attività illegali e contribuire alla protezione dell'area, ma ovviamente non avrà più senso investire nella conservazione dei rinoceronti di Sumatra che sono già stati ufficialmente dichiarati estinti. Che cosa triste.

notate le spie tutte accese

Lasciamo i fuoristrada al sito Alert di Susukan Baru e ci addentriamo a piedi nella foresta seguendo le tracce, e le cacche, degli animali per scegliere il luogo più adatto dove installare la videotrappola. Dan mi mostra sul cellulare la ripresa di un bracconiere che distrugge una delle videocamere che abbiamo messo l'anno scorso. Nemmeno le rubano! Le spaccano e le bruciano pure. Si può essere più merde? Installiamo la videotrappola e la incateniamo col suo supporto a un albero, sperando che sopravviva e fornisca riprese stupende come quelle di una tigre con due cuccioli che i ragazzi mi mostrano poco dopo.

Torniamo verso Susukan Baru per pranzare. Ha smesso di piovere, ma fa un caldo opprimente e la mia camicia è fradicia di sudore che con tanta umidità non può evaporare. Mentre ci facciamo strada nell'erba alta, vengo investita da un profumo fresco e delicato, ma non ci sono fiori nei dintorni e mi fermo per capire da dove provenga. Eddie mi indica una pianta verde, così anonima che la prendereste per un'erbaccia, invece sono proprio le sue foglie a emanare quell'aroma inebriante. Peccato che non si possano fotografare i profumi perché l'avrei condiviso volentieri con voi. Mi scuso perché mi fermo in continuazione ad ammirare o annusare qualcosa che per loro è quotidiano, ma per me è straordinario.

Il pranzo, con la mia schiscèta vegana a parte, è come sempre fornito dalla moglie di Hari. Quando è venuto a prendermi in aeroporto mi ha detto che le è stato commissionato un grosso ordine per trenta studenti che la settimana prossima visiteranno il parco e sono contenta che la sua attività di catering al sacco vada così bene. Preparerà anche la mia torta di compleanno. Oltre ai suoi pacchetti, avevamo ancora dei fritti, ananas e papaya fresche e un delizioso riso fermentato, preparato dalla nonna di Dan, chiuso in foglie di banano che ha un sapore dolce e alcolico. Ne ho mangiato poco per paura di ubriacarmi, ma è davvero buono.

Dopo mangiato, mentre qualcuno fa un pisolino sulle stuoie all'ombra, Eddie mi propone di piantare qualche albero, visto alcuni di quelli nella nursey sono pronti per essere trapiantati nel terreno umido di questa stagione. Edo scava una buca con la zappa, poi me la passa per farmi fotografare come se l'avessi scavata io. -Eh no, ragazzi, così è barare- mi lamento -Voglio scavare davvero!-

Il video della mia abilità contadina è rimasto nel mio smartphone e spero di recuperarlo perché vi farete delle gran risate. Sono perdutamente imbranata, scoordinata e debole, non sono proprio portata per i lavori manuali. Comunque, tra foto, video e risate ho piantato solo tre nuovi alberi, ma ho fatto la mia piccola parte onestamente. E i criminali che incendiano questa bellissima foresta muti!


Nel pomeriggio ci siamo dedicati al pattugliamento dell'area dove i bracconieri colpiscono più spesso in cerca di trappole da rimuovere. Prima, però, dovevo fare pipì. La toilette, chiamiamola gentilmente così, di Susukan Baru è una capannina con il pavimento inclinato verso un piccolo buco collegato a un tubo di scarico. Non sono schizzinosa, ma vedo già difficile per un uomo centrare il foro, figuriamoci per una donna accovacciata intenta a non pisciarsi sulle scarpe. Infatti, nella capannina c'è un grande catino pieno d'acqua con il consueto pentolino indonesiano che funge da mestolo per versare l'acqua sul pavimento in modo da farla scorrere verso il buco e così risciacquare tutto, incluso il fango che porti dentro con le scarpe. Quasi quasi era meglio farla nell'erba alta, ma il rischio di incappare in qualcosa di velenoso si prende solo per i bisogni grossi, non certo per un filo di pipì.

Ci spostiamo con i fuoristrada verso l'area da pattugliare, uno ha i finestrini che non si possono più abbassare, quindi Eddie e Sarpin si arrampicano sul tetto, dentro fa troppo caldo. A me, riservano cortesemente un posto sull'altro mezzo, dal lato con il finestrino aperto. Tanta gentilezza, mi fa sempre sentire in colpa, ma insistono e li accontento. In cielo passano nuvoloni neri, ogni tanto si alza un bel venticello, poi rispunta il sole e brucia come l'inferno, ma parcheggiamo in mezzo alla pista sterrata e partiamo in missione a piedi. Fotografo gli alberi e i ricami intricati delle liane, i funghi colorati, tutti i tipi di fiori e, a un certo punto, trovo delle bacche rosse a terra, ma non capisco da quale pianta provengano, così chiedo a Eddie che chiede a Dan che chiede a Mister Bonari e in un attimo sono tutti presi dal mistero delle bacche rosse che non si vedono su nessun ramo nei dintorni. Non volevo causare tanto scompiglio! Alla fine Mister Bonari conclude che siano dell'albero altissimo sopra le nostre teste e tutti annuiscono, è plausibile. Da quel momento, Mister Bonari allunga il passo per tenersi a una certa distanza dalle mie domande fastidiose (scherzo, non è davvero per colpa mia, voleva solo finire il giro prima che ricominciasse a piovere) e Dan lo segue, quindi io e gli altri restiamo un po' indietro. Sono la prima della fila, ma dopo dieci metri ho già perso di vista la coppia in testa e non sono sicura di che direzione prendere. Sento Edo chiedere a Eddie come dire qualcosa in inglese perché lui lo parla poco, poi viene da me tutto fiero e dice: -I go first. Follow me.- Mi sembra un'ottima idea, altrimenti qui si fa notte e gli infrarossi delle videotrappole finirebbero per riprendere una deficiente che guida un gruppo in tondo. Sono gentili, ma per fortuna non sprovveduti e gli lascio volentieri il comando.

Amo tutte le piante, ma ce n'è una qui che è proprio stronza. Si presenta come un sottile rampicante dai graziosi fiori rosa intenso, poi le passi accanto e ti afferra così saldamente i vestiti che se ti sposti troppo in fretta li strappa e, quando cerchi di liberartene con le mani, te le graffia. I suoi lunghi rami flessibili sono ricoperti di miliardi di minuscole spine dalla forza sorprendente. Se la avvistavamo in anticipo, la spostavamo con un bastone, altrimenti era una lotta a ogni passo. Mi ha massacrata.


la piantina stronza


Avanziamo sentendo le energie calare, con questo tempo si perde forza velocemente e finiamo il lungo giro disfatti più per il caldo umido che per la fatica. Alle macchine mangiamo un sacco di frutta e beviamo litri d'acqua. Non abbiamo incontrato trappole in quest'area, una buona notizia che ci portiamo a casa come un premio.

È il tramonto quando riaccompagnamo Mister Bonari all'ingresso del parco. Mi fermo a coccolare un giovane gatto che porta sul muso le cicatrici della vita selvatica e mi ringrazia con un sacco di fusa. È ora di riportarmi al lodge dove il sollievo di una bella doccia scompare nella disperazione del mio cellulare che non si accende più. Da qui in poi conoscete la storia.


P.S. Per gli album con tutte le foto, dovete aspettare qualche giorno, devo recuperare quelle scattate dai ragazzi, poi li caricherò per il vostro piacere e divertimento.

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