domenica 21 aprile 2024

Campionessa di anguria

Oggi è il mio compleanno e sono riuscita a installare whatsapp sul pc

GRAZIE A TUTTI PER GLI AUGURI, VI VOGLIO BENE! 

Ho festeggiato con gli elefanti, ma ve lo racconterò domani. Adesso leggete della stupenda seconda giornata con Alert.

Malgrado il caldo, la notte dormo benissimo e pensate che questo Ecolodge non ha l'aria condizionata, ma solo ventilatori. La mia camera è abitata da tanti carinissimi gechi che mi proteggono dalle zanzare. Così, quando alle 6 del mattino il manager ha bussato per svegliarmi con un timido good morning, ero perfettamente riposata.

Alle 7, con Edo alla guida, partiamo per Rantau Jaya Makmur un villaggio sul lato del Way Kambas che dà sul mare a più di tre ore di distanza da noi. Dan vuole farmelo visitare perché Alert sta portando avanti con il capo villaggio un progetto di sviluppo dell'ecoturismo. Metà del percorso scorre velocemente tra battute sui cd di gruppi pop indonesiani che Edo ci sta facendo ascoltare e discorsi sulle conseguenze dei cambiamenti climatici. Dan mi dice che i contadini non sanno più bene quando seminare perché la stagione delle piogge e quella secca non si alternano più con la precisione di una volta e la loro durata è diventata imprevedibile. Si rischia di perdere il raccolto seminando nel momento sbagliato.

Lasciata la bella strada asfaltata, prendiamo una traversa piena di buche, dossi, tratti sterrati resi viscidi dal fango e pozzanghere che sembrano laghi. Sarà così fino a destinazione. Edo è così impegnato nella guida che gli passo l'acqua e l'accendino quando vedo che cerca un modo di raggiungerli. -Basta che me lo chiedi- gli dico -Visto che sono seduta davanti, sono la driver assistant!- I ragazzi dietro scoppiano a ridere, ridono un sacco quando dico queste cazzate, un po' come la Simo quando qualcuno dice scorreggia. Attraversiamo un villaggio fondato da un gruppo di balinesi, infatti in ogni giardino riconosco i tipici templi di famiglia, alcuni piccoli, altri esagerati. -Costa più il tempio che la casa!- commenta Dan, ma siamo tutti d'accordo che sono bellissimi con i loro decori arzigogolati e i colori sgargianti. Mi viene in mente il Nyepi e chiacchieriamo delle usanze delle diverse isole.

Infine arriviamo a Rantau Jaya Makmur sul fiume che sfocia in mare e segna il confine del Way Kambas. Il paesino è povero, ma bello, con le casette in fila lungo la via principale, i giardini ordinati, pieni di fiori, e una splendida vista sul parco nazionale. Ad accoglierci ci sono un ranger del parco e il giovane Andre, uno dei ragazzi che hanno in gestione il progetto di ecoturismo perché il capo villaggio, saggiamente, vuole coinvolgere tutti, ma investe soprattutto sulla nuova generazione che farà da traino al resto della comunità. Ci sediamo con loro e altri due ragazzi del progetto su un tappeto all'ombra del portico di una casa tutta bianca, dove ci offrono acqua, tè freddo e caffè macinato al momento. Mentre Edo si riposa dopo aver guidato senza sosta su una strada tremenda e Sarpin prepara la macchina fotografica per documentare l'incontro, Dan e Eddie mi fanno da interpreti. Il governo investe solo in Giava e Bali, le altre isole devono cavarsela da sole con risorse limitate, ma hanno voglia di crescere. Questo grazioso paesino ha grandi ambizioni, perciò Alert è decisa a dare il proprio contributo, sia economico che, soprattutto, di esperienza perché lo sviluppo sia sostenibile. Il governo fatica persino a rilasciargli i permessi per portare i turisti nel parco ed è una cosa senza senso perché se la gente impara a guadagnare legalmente dalla natura, la proteggerà di conseguenza e gratuitamente, sentendola parte fondamentale della propria vita.

il capo villaggio
Il capo villaggio si unisce a noi, un adorabile vecchino che arriva in moto, e mi saluta con tanto calore perché Alert ha destinato a questo progetto una buona parte delle mie donazioni e sono quindi considerata una benefattrice locale. Dan mi dice che adora quest'uomo perché si impegna davvero per la sua gente ed è molto serio e collaborativo. Mi racconta anche che sprona, e cazzia, questi ragazzi perché imparino il più possibile da lui, sono il futuro della comunità. Li incoraggia anche ad approfittare della mia presenza per far pratica con l'inglese, come fece anni fa Marcel coi suoi quando mi sono unita ad Alert. Mi chiedono consigli e dritte su cosa si aspetta di trovare un visitatore, di quali servizi avrà bisogno, come pianificare le attività e prendono appunti sulle mie risposte. Discutiamo a lungo e io, quando si tratta di viaggi, parlerei per ore. L'idea che viene fuori è quella di fare dell'intero villaggio una sorta di albergo diffuso: alcune famiglie metteranno a disposizione le camere per dormire, nella casa di fronte si farà colazione, nel giardino di quella accanto ci saranno i tavoli per la cena, un'altra famiglia si occuperà della lavanderia, altri abitanti (inclusi ex bracconieri) faranno da guide per le escursioni nel parco e così via. In questo modo, i turisti avranno anche la possibilità di interagire con gli abitanti e conoscerli tutti sentendosi parte della comunità, cosa che invoglia a tornare. Gli ho anche chiesto di limitare il più possibile l'uso della plastica, sostituirla col vetro o la carta ogni volta che possono, qui non hanno ancora i sacchetti biodegradabili. Gli ho detto di pensare anche alla vendita di souvenir e prodotti locali, anche dedicati ai bambini perché i genitori spendono più volentieri per loro che per se stessi. E poi creare dei pacchetti di soggiorno specifici per famiglie, coppie o turisti avventurosi in modo da avere itinerari e attività già pianificati a seconda della durata della visita. Inoltre, è sempre bello sapere dove vanno a finire i propri soldi, quindi includere nel pacchetto una quota di donazione indicando a quale progetto sarà destinata. Servirà tempo perché i soldi non bastano mai, ma un passo alla volta ci arriveranno e loro sono pieni di entusiasmo, sono sicura che avranno successo.

Intanto è quasi ora di pranzo e mi propongono di andare a raccogliere insieme gli ingredienti nei campi dietro la casa. Mi presentano ogni pianta, imparo che della pianta di cassava - un tubero tipo una patata oblunga - con i rami rossi sono commestibili sia la radice che le foglie, mentre di quella con i rami bianchi solo le foglie che raccogliamo per l'insalata. Mi invitano a estrarre il tubero dalla terra e io, quando c'è da sporcarsi, sono sempre pronta. Poi mi mostrano come pelarla e dopo la bollitura me la fanno schiacciare in un grosso pestello di pietra insieme a scaglie di cocco, sale e zucchero di canna. Alla fine viene fuori un denso purè dolce che mangeremo per dessert. Da quel momento in poi mi vanterò tutto il giorno di aver lavorato la cassava dalla terra al piatto. Cannavacciuolo sarebbe fiero di me e mi distruggerebbe con una pacca sulla schiena.

Ci spostiamo nel porticciolo alla foce del fiume dove pranziamo tutti insieme in una splendida atmosfera. È lì che scopro che con una parte delle mie donazioni Alert ha finanziato la realizzazione dei cartelli di divieto per caccia, pesca, sversamento inquinanti, deforestazione che proprio oggi verranno installati nel porto. Mentre i ragazzi li montano, noto che c'è perfino il mio nome! A sinistra ci sono il logo di Alert, quello del Way Kambas e quello della provincia, a destra: supported by Simona Colombo. Sono imbarazzata per tanto onore, ma sono anche orgogliosa. Andre mi chiede se può girare un breve video nel quale mi ringrazia per la donazione per condividerlo su Instagram e farsi pubblicità e io accetto. Da grande attrice, nel video fingo di capire il suo discorso in indonesiano e quando mi ringrazia, rispondo correttamente sama sama. Vorrebbe taggarmi, ma poiché sono anziana non ho un profilo Instagram, mi segno di farlo non appena tornerò a casa.


A dimostrazione che ormai nel villaggio sono una rockstar, mi si avvicina un signore chiedendomi se gentilmente posso farmi una foto con sua moglie e la sua bambina. Come rifiutare?

La celebrità non fa per me, mi imbarazzo troppo, però è bello sapere di aver fatto qualcosa di buono per queste persone, quindi non capisco perché il karma mi abbia rotto il telefono.

Nel pomeriggio, mi godo l'ombra e una dolcissima anguria con Dan, Eddie, Andre e Andy nella palafitta sul fiume. I ragazzi mi chiedono di fare un altro video, questa volta in italiano che poi sottotitoleranno, sulle mie impressioni riguardo il progetto per invitare altri a contribuire. Faccio anche questo, a me non costa nulla e loro ne hanno bisogno per raccogliere fondi. Nel frattempo, mi sono mangiata ben nove fette di anguria per sopravvivere al caldo e scherzo scimmiottando i mei video: -Hello, I am Simona, the watermelon champion.- Dan ride così tanto che vuole girarlo davvero così mi fingo seria e ripeto la frase mentre mi riprende e, per fare la splendida, comincio a contare le bucce di anguria in indonesiano, solo che so contare solo fino a tre: satu, dua, tiga. Ecco il risultato:




Sappiate che abbiamo continuato a ridere per le tre ore del viaggio di ritorno.

Adesso, quando la gente di passaggio sul fiume leggerà il mio nome sotto i divieti dirà: ah, Simona Colombo, la campionessa di anguria!


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