Assalto alla dispensa
Ci
chiamiamo Cavallette perché non lasciamo nulla in tavola al nostro
passaggio e anche in Kalimantan abbiamo onorato la cucina. La cuoca
della Rimba King, della quale purtroppo non abbiamo capito il nome,
era una tenera donnina musulmana capace di stupirci a ogni pasto
malgrado le restrizioni che le nostre diverse diete le hanno imposto.
Nelle sue mani, il tofu diventava appetitoso, il tempeh croccante, le
verdure insaporite da spezie misteriose che proprio da queste isole
partivano per l'Europa su grandi velieri, facendo la fortuna dei
mercanti e finanziando i grandi viaggi d'esplorazione, come quello di Magellano.
delizia di tofu |
L'ora
di pranzo era una festa e in tavola arrivavano sempre cinque o sei
pietanze diverse, oltre all'immancabile riso bianco che sostituisce
il nostro pane, e si concludeva con frutta fresca o un dessert sempre
a base di frutta. A cena, invece, si cominciava con una scodella di
zuppa calda, diversa ogni volta – strepitosa quella di mais – e
poi arrivavano le portate principali. Durante la navigazione, ci
servivano anche la merenda: noce di cocco da bere e poi scavare con
il cucchiaio, banana fritta, caffè indonesiano, tè, arachidi,
banana con scaglie di cocco. Una volta ho provato a ordinare in indonesiano, ma mi sono incasinata con i numeri così Eros e i ragazzi ridevano di me che non so contare fino a quattro. Alla fine, ho detto più o meno correttamente: «Tiga kopi e satu tè» e abbiamo avuto i nostri tre ottimi caffè e un tè per la Fra.
ingredienti grezzi |
Anche
nell'aspetto, i piatti erano spettacolari con tutti quei colori e i
profumi irresistibili, spesso dimenticavamo di fotografarli prima
di consumarli. Ho sempre amato la cucina indonesiana e avevo chiesto
a Feddi, che tra le altre mille qualità è pure chef, di documentare
tutto per ripropormelo a casa. Di una salsa particolarmente
deliziosa, abbiamo chiesto la ricetta e la cuoca, non sapendoci
elencare gli ingredienti in inglese, è scesa in cucina ed è tornata
con le materie prime per mostrarcele: radici, spezie, erbe e verdure che
lavorava a mano sul momento. Il segreto di un buon piatto sta sempre
nella qualità degli ingredienti e nel saperli lavorare freschi. Aggiungete poi il piacere di gustarli sul ponte di un klotok che
naviga tranquillo su un fiume circondato dalla giungla e la cortesia
dei due timidi ragazzi che ce li servivano e restavano sempre un po'
stupiti di trovare i piatti vuoti, praticamente lucidati, e impilati
in bell'ordine quando sparecchiavano. Immaginavamo quello più
cicciottello – che non ha voluto comparire nelle foto – che
scendeva annunciando che, ancora una volta, «Han magnà tucc!» Insomma, durante la nostra permanenza, l'equipaggio è dimagrito, noi ingrassate!
Un
albero in più, anzi quattro
Abbiamo
pagato l'intero soggiorno in Kalimantan prima di partire, in modo da
non avere pensieri sul posto, ma non avevo capito che anche i quattro
alberi piantati a Pesalat fossero compresi nel conto. Con le ragazze
avevamo già messo da parte i soldi per pagarli, così li abbiamo
dati lo stesso a Udin per quattro alberi in più. Siamo tornate a
casa con otto alberi a nostro nome piantati nel Borneo, appena otto
gocce nell'oceano della deforestazione, ma da qualche parte bisogna
pur cominciare ed è bello pensare che forse, un giorno, quegli
alberi daranno riparo e cibo agli animali della giungla. Un pezzo di
noi che cresce laggiù ci fa sentire di ripagare un pochino la
foresta per tutta la gioia che ci ha regalato.
Risate notturne
La
notte in hotel a Pangkalan Bun è stata piena di pensieri che non ci
facevano prender sonno anche se eravamo stanche.
Io e Sonia condividevamo la camera e, rinfrescate da una bella doccia, ci siamo
messe a letto.
Dopo un po' che avevamo spento la luce, l'ho sentita ridere.
Dopo un po' che avevamo spento la luce, l'ho sentita ridere.
«Cazzo
ridi nel sonno?»
«Mi
è tornato in mente in ragazzo che scende con i piatti vuoti: han
mangà tucc!»
Ridiamo come due sceme, poi ci imponiamo di dormire perché dovevamo alzarci prestissimo.
D'un tratto la stanza si illumina di luce azzurra, come se fossero arrivati gli alieni di Spielberg.
«Ma è il tuo cellulare?» mi domanda la Master.
L'avevo lasciato in carica sulla scrivania, acceso perché avevo impostato la sveglia, ma era rimasto connesso al wifi e all'arrivo di qualche messaggio si è illuminato.
«Sì, scusa» ho risposto alzandomi «Disattivo il wifi così non mi arrivano altri messaggi.»
Torno a letto e il display è ancora illuminato, resta così per qualche minuto e non accenna a spegnersi.
«Ecco» mi giustifico «Senza connessione la luce rimane accesa fissa.»
Scoppiamo a ridere di nuovo, finché la luce si affievolisce e infine scompare. Buonanotte, Kalimantan.
Ultima cosa
Al molo del lodge c'era questo cartello che non ho capito...
P.s. In questo album speciale ho raccolto tutti i filmati ripresi da Feddi.
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