sabato 16 maggio 2015

Sugar Man

Tra i regali per i miei 40 anni, c'erano due biglietti per il concerto di Rodriguez. Ci sono stata ieri sera. 
Vi avevo già consigliato, in passato, di guardare il film documentario Searching for Sugar Man che nel 2013 ha vinto l'Oscar, perché vale la pena di scoprire l'incredibile storia di questo musicista. Il film racconta l'indagine di un suo grande fan sudafricano che si era messo in testa di svelare il mistero dietro due album che negli anni 70 vendevano più dei Beatles in quel Paese isolato dal resto del mondo per via dell'apartheid. Proprio per questo, Rodriguez non ha mai saputo di essere diventato una star, ispirando i giovani bianchi liberali a ribellarsi al sistema attraverso la musica, mentre negli Stati Uniti, dove viveva, era rimasto uno sconosciuto. Circolavano diverse leggende in Sudafrica su che fine avesse fatto l'idolo di una generazione: si diceva che si fosse suicidato, sparandosi o dandosi fuoco davanti al pubblico durante un concerto. Nessuno conosceva la verità.
Chi lavorò con Rodriguez a quegli album straordinari, Cold Facts e Coming from reality, non si spiega il motivo di un tale flop negli USA, dal momento che i suoi pezzi erano pura poesia di strada messa in musica. Le sue canzoni raccontavano storie di prostitute e spacciatori, criticavano il sistema e la politica, parlavano della miseria nelle strade di Detroit. I suoi vecchi produttori dicono che allora c'era solo un altro cantautore che scriveva in quel modo: Bob Dylan. Forse, ipotizzano, il fallimento fu causato dal suo nome che tradiva le origini messicane e faceva storcere il naso al pubblico. 
In ogni caso, Sixto Rodriguez abbandonò il suo sogno e trascorse la vita spaccandosi la schiena nei cantieri edili, mentre un discografico senza scrupoli faceva sparire i soldi che arrivano a palate dal Sudafrica.
Ha condotto una vita semplice e umile, ma mantenendo sempre l'animo romantico che traspare dalla sua musica. Portava le figlie nei musei, alle mostre, nelle biblioteche per insegnare loro che essere poveri non significava necessariamente diventare persone ignoranti o disoneste.
Quando finalmente il fan sudafricano, che stava conducendo la ricerca su di lui, l'ha trovato e gli ha raccontato la verità sul suo successo segreto, chiunque al posto di Sixto si sarebbe infuriato con chi l'aveva truffato. Rodriguez, invece, si è comportato da vero signore. Non gli è mai importato del denaro e si è limitato a sorridere, con l'espressione serena di chi è in pace con se stesso e pensa che nella vita siano altri i valori importanti.
Invitato a tenere un concerto in Sudafrica nel 1996, sold out per una serie di date, riprende la carriera di musicista. Nonostante ottenga finalmente il riconoscimento che merita, Rodriguez continua a vivere nella sua casa scassata, donando tutti i suoi guadagni a famiglia e amici.


Ieri sera ho avuto l'onore di vederlo e ascoltarlo dal vivo al Teatro degli Arcimboldi, insieme a un pubblico di appassionati di diverse nazionalità. Ha ormai 73 anni e ha bisogno di essere accompagnato sul palco perché non è invecchiato tra gli agi delle altre rockstar, ma facendo il muratore e porta i segni di una vita difficile. Sorprendentemente, però, non appena mette le mani sulla chitarra e si avvicina al microfono, quella che ascoltiamo è una voce pulita e una melodia perfetta come su un cd. La sua musica non è affatto invecchiata, come il suo spirito. Ci regala uno spettacolo semplice, nel suo stile, senza fronzoli accompagnato da un'ottima band. Completamente vestito di nero, indossa un cappello a cilindro e occhiali scuri perché le luci sembrano ferire la sua figura fragile come un fiore. Abbiamo l'impressione che l'intero concerto sia improvvisato perché, dopo ogni pezzo, si riunisce con la band davanti al batterista e sceglie la canzone successiva, alternando i suoi emozionanti successi con cover inaspettate come Only you, La Bamba e una magnifica interpretazione personale di Somebody to love dei Jefferson Airplane. Dopo un'ora e un quarto di musica senza interruzioni, viene accompagnato fuori mentre il pubblico continua ad applaudire, in piedi, per il musicista e la persona. Ci concede le ultime due canzoni prima di abbandonarci alla piovosa notte milanese. Grazie, Sixto.

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