mercoledì 10 ottobre 2012

Prime avventure tra leoni, birra e cascate

In due giorni lo Zambia ci ha conquistati e l'atmosfera di vera Africa ci sta avvolgendo sempre di più. Mi dispiace che la connessione debolina non mi permetta di mostrarvi le foto di queste piccole fantastiche avventure, ma appena possibile le caricherò.
La prima piccola avventura è cominciata ieri mattina con sveglia alle 6 perchè alle 6.45 vengono a prenderci e perchè è bene riprendere il naturale ritmo di alba-tramonto che ci hanno insegnato le escursioni nella natura. Usciamo da Livingstone in minibus e attraversiamo un vecchio binario ferroviario dove un gruppo di elefanti attira la nostra attenzione, anche loro passavano di lì. 
Da quel momento ho pensato: ecco l'Africa che stavamo cercando. Il minibus ci porta in una zona del parco Mosi-oa-Tunya dove l'associazione Alert ha i suoi uffici e le piccole case dove vivono il fondatore e i volontari. Qui recuperano i leoni dalla cattività e lavorano per reintrodurli in natura attraverso un progressivo distacco dall'uomo.
Purtroppo per i leoni adulti il processo non è realizzabile fino in fondo, ma per i loro cuccioli è possibile crescere liberi e indipendenti e creare nuove generazioni di leoni selvatici in vari parchi africani. Oggi Zick, la nostra guida zambese, ha portato me, il TdC e una coppia di olandesi a fare una passeggiata al fianco di due bellissime leonesse. Prima di partire ci ha spiegato alcune regole di comportamento da tenere in relazione ai leoni come, per esempio, non posare oggetti per terra (tipo la macchina fotografica) perchè il leone ci salterebbe sopra per giocarci come un gatto e ce ne restituirebbe solo qualche pezzo. Non dobbiamo rimanere separati dal gruppo e nel caso il leone ci arrivi alle spalle non dobbiamo affrettare il passo spaventati perchè loro capiscono subito chi è il debole del branco. Dobbiamo invece voltarci e guardarlo perchè è un animale timido e una volta scoperto a seguirci cercherà di dissimulare guardando altrove, proprio come i gatti. Ci hanno dato un bastone e ci hanno spiegato come usarlo per intimidire un leone che sta per saltare verso di noi (quando li hanno distribuiti, il TdC ha preso subito il più lungo, in caso di pericolo è nemico di tutti!). Con queste e altre raccomandazioni ci siamo avviati un po' preoccupati verso l'albero dove le due leonesse stavano sonnecchiando. Si sono lasciate accarezzare, sempre sul dorso, mai sulla testa, come due pacifiche gattone, ma intanto guardavamo con apprensione le enormi zampotte e le zanne scoperte da uno sbadiglio. Questi non sono gatti, anche se i loro sguardi erano più amichevoli di certe occhiate della Micia. Poi si sono alzate e le abbiamo accompagnate nel loro giro mattutino del parco. Il paesaggio era in parte arido e secco, una savana gialla e dorata, poi verso il fiume diventava verde e ombroso. Le due leonesse camminavano, si sedevano, si stiracchiavano e salivano verso il fiume con gli stessi movimenti che siamo abituati a vedere nei nostri gatti e questo ci ha permesso di mettere da parte un po' di paura e farci vedere sicuri ai loro occhi. Così è stata una magnifica ed emozionante passeggiata. Zick ci ha parlato tanto del lavoro che fanno nel parco le guide, i guardiani che ci hanno sempre seguito da lontano per la nostra sicurezza, i volontari e i ricercatori che studiano le abitudini di questi e altri animali del parco.
Dopo la camminata con le leonesse siamo tornati in ostello, siamo usciti per andare a cambiare un po' di dollari in valuta locale. La guardia all'ingresso ci ha consigliato di cambiarli all'interno dell'ufficio postale, il luogo più sicuro e onesto in città. Non stiamo interagendo molto con le persone intorno a noi che sono soprattutto turisti, qui non è facile fermarsi a chiacchierare con qualcuno del posto perchè non sappiamo bene come funziona, non c'è il vantaggio “conosco il gatto-conosco il leone” perchè non conosco nessuno che viva in africa. Abbiamo sempre paura che qualche gesto o qualche domanda possa offendere o irritare gli altri. Eppure, nonostante il terorismo psicologico di casa nostra, finora non abbiamo avuto problemi. Sergio è i solito chiaccherone e Zick ha risposto volentieri a tutte le sue domande dandogli anche consigli sui prossimi posti da vedere questa settimana o nelle prossime vacanze africane. Insomma, come abbiamo già costatato altre volte, i buoni e cattivi sono ovunque.
Alle 4 sono venuti di nuovo a prenderci in minibus per la crociera sul fiume Zambesi che avevamo comprato in offerta speciale insieme alla camminata con i leoni. Sapevamo che ci avrebbero offerto qualche snack e poi si poteva bere a volontà, ma non ci aspettavamo una serata del genere. Tanto per cominciare la nostra barca era la più sfigata del fiume, gli altri stavano su yacht di tre piani mentre noi potevamo al massimo salire sul tetto di lamiera. Il vantaggio però è stato che con un'imbarcazione così piccola potevamo agilmente seguire gli ippopotami che ci nuotavano intorno e avvicinarci alla riva abbastanza da osservere i babbuini scorrazzare tra gli alberi, i bufali che si abbeveravano e un paio di coccodrillini nascosti tra i tronchi galleggianti. Mentre scivolavamo piano sul grande fiume e le birre andavano giù come acqua, la guida ci ha raccomandato di non abbuffarci di antipasti perchè ci avrebbero servito anche la cena. Ottimo! Non sapevamo nemmeno che fosse compresa e per festeggiare altra birra con i nostri nuovi amici: Dean e Ellisa (sì con due elle), lui surfista neozelandese, lei una biondissima australiana di Sydney che è andata fuori di testa quando ha saputo che conosciamo il Footy e ho pure un'amica che fa la fisioterapista agli atleti che lei adora. Un bellissimo tramonto come si vedono nelle cartoline ci ha incantato mentre le birre non si contavano più. Mentre il TdC rideva e scherzava con Dean, io e Ellisa inseguivamo con le macchine fotografiche i grandi ippopotami che nuotavano con i cuccioli e tante specie di uccelli colorati. Una serata divertente e rilassante terminata con altre indefinite birre al bar dell'ostello dove per Dean e Ellisa era l'ultima sera ed erano tanto dispiaciuti di non aver altri giorni da passare con noi perché ci siamo subito trovati bene. Ci siamo scambiati le mail e ci hanno salutati come vecchi amici con baci e abbracci, un po' perché gli australiani sono affettuosi e un po' perché eravamo tutti sbronzi. Che figata non dover guidare! Tra una bottiglia e l'altra abbiamo anche scoperto che una ragazza che alloggia al nostro ostello fa la volontaria al centro per i leoni che avevamo visitato la mattina, infatti ad un certo punto della serata è arrivato anche Zick. A Sergio è piaciuta così tanto la sunset cruise che ora vuole farla tutte le sere.
Stamattina invece ci siamo finalmente diretti alle famosissime Cascate Victoria. Avevamo prenotato una gita che si chiama “under the spray” senza sapere bene quanto avventurosa sarebbe stata e... wow!
Solo io e il TdC con la guida Stanley e due assistenti, più un altro assistente che ci seguiva dall'alto per segnalarci se qualche roccia stesse cadendo a causa dei babbuini che giocano nella giungla circostante. Il sentiero era sicuro quindi abbiamo camminato su grandi rocce giù fino a un punto del fiume chiamato boiling pot dove si formano enormi vortici e rapide per gli amanti del rafting. Con il nostro gommone invece avremmo risalito la corrente fino a delle pozze proprio sotto le Victoria Falls. Queste pozze sono visibili e raggiungibili solo in questa stagione, quella secca, perchè durante il picco delle pioggie (in aprile) non si vedono nemmeno le pareti della gola per quanto vapore alza l'immensa massa d'acqua delle cascate. In effetti fa già impressione vederle adesso con la portata ridotta, immagino lo spettacolo con la piena dello Zambesi. Bisogna tornare per vederle anche nella stagione delle pioggie. Intanto oggi abbiamo navigato, ci siamo arrampicati e abbiamo nuotato (con elmetti e giubbotti di salvataggio perchè qui tengono molto alla sicurezza) sotto questi mostri della natura che non ci stanno nemmeno nelle foto. È stato favoloso ed emozionante come tutte le cose tanto belle da far paura. Non è un percorso facilissimo perchè le rocce sono scivolose e perchè non si riesce a rimanere concentrati sul non cadere quando sopra di noi c'è un fiume gigante che si getta in un abisso largo 2 km con un salto di 100 metri. Ad un certo punto io sono salita per il percorso a piedi con Stanley mentre Sergio e un altro assistente sono andati sotto uno dei salti della cascata a farsi una doccia (questo è lo spray che dà il nome alla gita) mentre noi li guardavamo dall'alto. Avremmo dovuto raggiungerli a piedi, ma le rocce erano troppo scivolose così Stanley mi ha fatto tornare indietro e li abbiamo raggiunti a nuoto. Aaaah che acqua fredda!! Meno male che fuori c'erano 40 gradi. Poi abbiamo ripreso il gommone e abbiamo remato per andare dall'altra parte del fiume dove Sergio e i due assistenti si sono tuffati di nuovo e hanno nuotato fin sotto un grande salto. Troppo per me che ero già imrpessionata da fuori. Mi sono limitata a fare le foto. È stato bellissimo vedere il grande salto della cascata con tutta la giungla intorno come in un film d'avventura. L'altra guida ci guardava dall'alto e noi gli urlavamo: -Salta giù! L'acqua non è tanto fredda!- e tutti ridevamo. Al ritorno io ero a pezzi e dovevamo risalire lo stesso sentiero di rocce con il giubbotto e l'elmetto e i remi in mano. Abbiamo incontrato diversi babbuini, ma non ho tirato fuori la macchina fotografica perchè le rubano. Stanley ci ha raccontato che una volta i babbuini hanno circondato una donna incinta perchè credevano che nascondesse cibo sotto il vestito, ha dovuto mostrare loro la pancia per convincerli ad andarsene!
Siamo tornati all'ostello condividendo il taxi con Jeremiah che era uno dei due assistenti, stanchi morti, ma felici e soddisfatti. Jeremiah ci ha poi lasciato il suo numero di telefono perchè ci ha invitati dalla sua famiglia nel weekend, se vogliamo assaggiare il cibo locale e avere un'idea di come si vive davvero da queste parti. Ha detto che quando avremo finito tutti i nostri giri ci basterà chiamarlo e verrà a prenderci. Anche lui ci ha raccomandato di non uscire mai a piedi la sera. Sì, Livingstone non è Bali, ma l'Africa ci sta accogliendo nel migliore dei modi e forse le foto vi daranno una vaga idea dell'atmosfera straordinaria che si respira sotto questo cielo bollente.

5 commenti:

  1. Ahhhh invidiainvidia!ma mi sembra di esser li con voi mentre ti leggo! P.s. leggo il blog dal mio cellulare superfigo...visto che serve a qualcosa???

    RispondiElimina
  2. che meraviglia!
    ma i leoni vi hanno fatto le fusa? :)))

    RispondiElimina
  3. Ciao Simona,
    beati voi che siete in vacanza, non vedo l'ora di vedere le foto.
    Salutami il terrone di Cinisello e digli di correre più veloce del Leone ;-)

    Stefano e Sabina

    RispondiElimina
  4. Grazie ai nostri fans, è bello sapere che ci seguite.
    I leoni hanno paura del TdC, ma a me hanno fatto le fusa e domenica andiamo dai ghepardi!
    Ma PanNokia e la Fra non ci scrivono???

    RispondiElimina
  5. ma come sono le fusa dei leoni? si misurano con la scala Richter? :)

    RispondiElimina