venerdì 12 ottobre 2012

Due giorni, mille avventure

Superquark speciale Barbi & TdC
Il Chobe National Park in Botswana è uno dei più bei parchi africani. Ne avevamo tanto sentito parlare che alla fine siamo riusciti ad includerlo in questa breve vacanza. In realtà ne abbiamo scoperto anche un altro che però è troppo lontano da Livingstone per poterci andare in questi giorni.
Comunque tra qui e il Chobe ci sono 90km di strada in buone condizioni, due frontiere con relativa burocrazia e gente che tenta di saltare la fila, un tratto da fare in barca e qualche chilometro di Botswana. 

Siamo passati in un punto speciale dove si uniscono due fiumi, lo Zambesi e il Chobe (conosciuto anche con altri tre nomi tribali), e quattro nazioni, cioè Zambia, Namibia, Botswana e Zimbabwe. -Non c'è un altro luogo al mondo come questo!- ci ha spiegato l'autista dell'ostello accompagnandoci alla frontiera. Qui c'erano file di camion come ad ogni posto doganale, file di persone che dovevano entrare o uscire, babbuini che rubavano riso e altre merci cadute dai camion, venditori di souvenir e poliziotti. Mi sembrava di osservare dal vivo una delle scene nei libri di Kapuzcinski, fantastico! Sbrigate le formalità attraversiamo la città di Kasane verso il parco nazionale sul classico mezzo 4x4 che si vede nelle foto dei safari. Ci accorgiamo subito che il Botswana è un paese più ricco dei confinanti perchè nessuno indossa abiti sporchi, anzi sono tutti ben vestiti anche nei quartieri più periferici e sgangherati e le strade, a parte la polvere tipica della stagione secca, sono pulite e ben tenute. Ci fermiamo a fare colazione nella sede dell'agenzia che ci porterà nel parco in 4x4 la mattina e in barca sul fiume Chobe nel pomeriggio. Nostre compagne d'avventura questa volta sono quattro signore della Repubblica Ceca che ridono e chiacchierano tra loro senza guardarci più di tanto.
Finalmente entriamo in questo famoso Chobe National Park e la prima cosa che noto sono i colori del paesaggio, dal rosso della terra arida all'arancio dell'erba secca, al nero del legno bruciato, al verde di qualche abero rigoglioso e poi all'improvviso il blu delle acque del fiume. Un quadro spettacolare che la natura ha dipinto con tutti i colori dell'Africa e in tutto questo una gran quantità di vita. Uccelli colorati, grandi e piccoli e avvoltoi sugli alberi e poi i grandi animali che di cui conosciamo ogni abitudine grazie ai documentari: elefanti, antilopi, leoni, impala, ippopotami, coccodrilli, lucertole giganti, bufali e giraffe. Sulla giraffa apro una parentesi di delusione perchè ne avevamo avvistata una, ma l'autista ci ha detto che saremmo ripassati dopo per vederla da vicino, ma prima ci avrebbe portati a vedere i rarissimi wild dogs che un suo collega aveva avvistato sotto un albero avvisandoci via radio. Beh, avremo anche visto questo rarissimo animale, che mi sembrava tanto la iena, ma la guida ci ha detto che non lo è, ma ci siamo persi le giraffe!
Abbiamo, però, incontrato tantissimi elefanti avvicinandoci più di quanto mi aspettassi e tutti gli altri splendidi animali che vedrete nelle nostre foto la settimana prossima.
Un'altra che ho notato nel giro in jeep è che il Chobe è pieno di cacca, una distesa di cagate di ogni tipo di animale costella il meraviglioso paesaggio della savana africana. Anche questo fa capire quanto sia popolato.
Di tanto in tanto incrociavamo qualche camionetta di militari e la guida ci ha spiegato orgoglioso che questi soldati difendono i nostri animali dai bracconieri. Anche Kevin, la guida che ci ha portato in barca dopo pranzo, parlava con orgoglio del rispetto che il Botswana ha per la natura. Ci ha fatto l'esempio di un'isola in mezzo al fiume Chobe che per anni è stata contesa tra Namibia, che voleva farne campi coltivati, e Botswana che voleva proteggerla annettendola al parco nazionale. Alla fine ha vinto il Botswana, ha proclamato Kevin fieramente. Ne sono contenta pure io, ma è chiaro che la Namibia non è ricca quanto il Botswana e se voleva coltivare quella terra fertile visto che per la maggior parte è uno stato desertico, non era certo per pura cattiveria. Sono anche contenta del fatto che gli elefanti scappano dallo Zimbabwe per rifugiarsi al Chobe perchè sanno di essere al sicuro dai cacciatori. -Perchè sono animali molto intelligenti.- diceva Kevin, ma il problema è sempre lo stesso: in Zimbabwe i ricchi turisti pagano per sparare agli elefanti ed è quindi permesso pur di fare soldi. Il punto non è dove possono scappare gli elefanti, il punto è che i ricchi potrebbero trovarsi dei passatempi meno devastanti per la natura! Lasciamo perdere queste considerazioni e torniamo alle cose belle. Per esempio scivolare con un piccola barca sul grande fiume avvicinando ippopotami, coccodrilli e altri elefanti. Uno si faceva un bagno rinfrescante in una piccola insenatura dove un trio di facoceri si stava abbeverando. Insomma, vedrete le foto di tutti questi momenti speciali e non avrete comunque la minima idea di cosa significhi essere davvero qui. Le mie aspettative per questo viaggio erano incredibili, eppure non sono delusa. Non volevamo più andare via, ma è arrivato anche il viaggio di ritorno con Livingstone davanti e un altro scintillante tramonto africano alle spalle.

Arabeschi del destino
Stamattina Sergio è uscito per andare a ritirare i vestiti stesi dientro il giardino dell'ostello ed tornato con Alison! Incredibile: siamo dall'altra parte del mondo e incontriamo la nostra amica inglese nello stesso ostello. Considerando anche che per lei è solo una sosta di una notte, quante probabilità c'erano di incontraci? Ah, il potere del destino! Baci e abbracci e lunghe chiacchierate. Lei arriva dal Malawi dove è stata a fare volontariato con un'amica. Il mondo comincia a diventare piccolo quando si viaggia in luoghi sempre più lontani.
Ci siamo dati appuntamento per il pomeriggio perchè avevamo tutti altri impegni la mattina. Io e il TdC siamo tornati alle cascate per vederle questa volta dall'alto e che spettacolo!! Immaginate David Livingstone che arriva dalla foresta per capire da dove venga quel fragore, tagliate un po' di rami e dietro l'ultima palma vi trovate davanti questa impressionante meraviglia della natura. Già guardarle di fronte, dal sentiero o dal ponte o dal basso come nella nostra gita sotto gli spruzzi, è qualcosa da togliere il fiato. Stamattina però ci siamo superati: abbiamo fatto il bagno in una pozza proprio sul bordo della cascata. Si chiama Devil's Pool (Piscina del Diavolo) ed è un buco profondo circa cinque metri circondato da un muro di roccia che si affaccia proprio sul salto più grosso delle cascate. Vedrete dalle foto che l'impressione è quella di venire trascinati di sotto, ma in realtà dentro il pozzo si è perfettamente al sicuro tra le rocce. 

La nebbia di goccioline che si alza per centinaia di metri forma doppi e tripli arcobaleni nella gola sottostante. All'inizio avevo paura, non volevo tuffarmi nella Devil's Pool e non volevo sporgermi oltre il bordo per le foto (infatti vedrete la mia espressione col sorriso tirato), ma come si fa a tirarsi indietro una volta arrivati fin qui? A convincermi del tutto, però, è stato vedere un anziano tuffarsi con il figlio prima di noi. Ah beh, se lo fanno i vecchi, posso farlo pure io! Con la guida, oltre a noi due, c'erano: Linda, una signora filippina che vive in California tutta matta e fissata con le foto; Shirley, una ragazza asiatica con la sua guida personale, un ragazzo sudafricano simpaticissimo. Ci vedremo stasera per cena anche con Alison. Sì, stiamo uscendo la sera nonostante qualcuno dica che non si può e alla fine Livingstone non è così spaventosa come la raccontano.

2 commenti:

  1. Carramba che sorpresa con Alison!

    Non vedo l'ora di vedere le foto!!!

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  2. Ciao Simo!!!!!!
    Che bei racconti: che invidia!!! Anch'io non vedo l'ora di vedere le foto.
    Un bacio grande.

    Elisa

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