Lungo la strada imparo un detto locale: Non puoi competere con un elefante sulla cacca, anche se non ho capito bene come sia venuto fuori durante un discorso sul traffico.
Attraversando la Great Rift Valley facciamo una sosta e un uomo che vende cappelli da safari ai turisti ha preso di mira Peris. Ci segue perfino al distributore di benzina, noi la prendevamo in giro dicendo che si era innamorato. Sfinita, la mia amica ha comprato un cappello e l'ha pagato tramite cellulare, un metodo di pagamento che si è diffuso molto durante la pandemia per evitare lo scambio di moneta, così lui ha avuto il suo numero e la sera ancora riceveva messaggi romantici.
Arrivati al lodge per pranzo, mi accorgo che non è lo stesso dove ero stata con le Cavallette nel 2015, Peris voleva evitarci la lunga strada accidentata che avevamo sperimentato quella volta. Le stanze non sono tende, ma bungalow e sono perfino troppo eleganti e spaziose per me. Ci sono anche un bar e una piscina. Dopo un pranzo non altezza delle camere, partiamo per un breve safari fino al tramonto.
Un'altra guida avvisa James che sono stati avvistati due ghepardi, l'altra volta non li avevo visti, quindi corriamo verso il luogo indicato, allontanandoci parecchio dall'ingresso del parco. Erano due bellissimi ghepardi comodamente sdraiati a rilassarsi nella savana, ma ho avuto giusto il tempo di scattare qualche foto e salutarli perché dovevamo uscire dal parco entro le sei ed erano già le sei e mezza. Correndo sulle piste sterrate abbiamo raggiunto l'uscita alle sette e i ranger ci hanno tenuti in ostaggio per mezz'ora per rilasciarci dopo il pagamento di una multa. Giusto, colpa nostra, scusate. Trascorro la serata in veranda a scambiare confidenze e spezzoni di vita con Peris, mentre ascoltiamo gli ululati delle iene nel buio. Dormo benissimo.Il giorno dopo è interamente dedicato al safari con pranzo al sacco. Prima di entrare nel parco ci fermiamo nel villaggio Masai perché Peris deve prelevare e mentre lei è nella filiale, un sacco di bambine e bambini spuntano da ogni angolo e vengono a salutare, ridendo quando io e James ricambiamo. Abbiamo distribuito le matite e penne lasciate a Peris da Diego e Ale in agosto perché fossero donate agli studenti meno abbienti e hanno fatto davvero felici questi bambini. Grazie.
E ora ci immergiamo nella bellezza della natura, questa volta senza fretta. Vedrete dalle foto tutti gli animali che ho avvistato e spesso sono rimasta a osservarli dimenticandomi di fotografare, ma se quello che vedete sono gli avanzi, figuratevi il resto. Il Masai Mara è proprio quello che ti aspetti di vedere dopo essere cresciuto a documentari, in tutto il suo splendore anche sotto i nuvoloni che nel pomeriggio ci hanno spruzzato addosso un po' di pioggia. Il panorama è meraviglioso e osservare gli animali liberi nel loro ambiente è sempre emozionante.Durante il giro ci siamo fermati diverse volte ad aiutare i mezzi impantanati ed è toccato anche a noi, ma tutti si fermano ad aiutare e, se non ci si trova troppo isolati, in poche decine di minuti si è salvi e pronti a ripartire.
La sera torniamo al lodge che, a parte la bellezza della struttura in sé, è una delusione. Prima di tutto per la scarsa qualità del cibo che sapete essere fondamentale per me; la sera c'è sempre una zuppa come antipasto, ma se la prima era appena passabile (una crema di zucchine super annacquata) la seconda sera era immangiabile. Il cartellino diceva zuppa di patate, ma era un liquido grigio che sapeva vagamente di terriccio. Peris e James ancora ridono perché ho detto che pareva l'acqua del fiume Mara e avrei scommesso che avesse pure lo stesso sapore. Anche il pranzo al sacco che hanno preparato per me era opera di un genio: ha incartato le lenticchie stufate nella stagnola e ovviamente si sono rovesciate nella scatola bagnando il pane, il succo di frutta e la frutta. Inoltre all'arrivo avevo consegnato un sacchetto con gli abiti sporchi dei primi due giorni per la lavanderia, ma riaverli è stata un'odissea: prima alla reception mi dicono che sono pronti e di aspettare in camera che me li portino; non arriva nessuno, quindi avviso che vado a cena e possono trovarmi al ristorante; ancora non mi cerca nessuno; dopo cena torno in camera e mi siedo in veranda con Peris per un'altra delle nostre chiacchierate con birra e biscotti e alle nove arriva un ragazzo con il mio sacchetto che mi accorgo subito essere umido, lo apro e i vestiti sono stirati ma per nulla asciutti quindi li appendo in giro per la stanza sperando che si asciughino durante la notte. La mattina in reception ci dicono che l'asciugatrice era rotta. Ma perché non dirlo subito? Peris ha riportato tutto al direttore, lamentandosi anche perché nella sua camera non c'era una coperta aggiuntiva. Li ha cazziati per bene.
La prossima tappa è Naivasha che mi ricorda l'attacco dell'ippopotamo nel 2015, quindi niente escursione in barca, ma faremo altro che vi racconterò. James va un po' in palla perché io e Peris continuiamo a cambiare il programma a seconda di cosa abbiamo voglia di fare, ma si adatta perché in fondo lei è il suo capo e io un'ospite speciale.
P.S. A questo link le foto del safari e a questo le foto di Nairobi
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