domenica 30 agosto 2020

Il resto della storia

Sono troppo pigra per spiegarvi come mai questo post arriva con oltre un anno di ritardo, ma oggi voglio terminare il racconto delle Cavallette a Bali con alcuni episodi indimenticabili e naturalmente ho aggiornato l'album di Bali con le ultime foto.

Con questo post si chiudono anche Semm de passacc e Scritti a penna perché ho deciso di aprire un nuovo blog dove scrivere di tutto senza limitarmi ai viaggi o ai libri. Ci vediamo sul Diario di una Cavalletta

Prima però, leggete il resto della storia.

Risaie, ricordi contro realtà

Le risaie balinesi sono famose in tutto il mondo, compaiono in ogni foto e cartolina e quelle più celebri di Jatiluwih sono perfino patrimonio dell'UNESCO. Così un giorno ho fatto svegliare le Cavallette all'alba per percorrere un sentiero panoramico appena fuori Ubud prima che facesse troppo caldo. Mi ricordavo la camminata molto più impegnativa, ma la memoria mi ingannava perché abbiamo attraversato le colline e raggiunto le risaie in così poco tempo che le ragazze sono rimaste un po' deluse. Inoltre, siamo capitate nel periodo dell'anno in cui i campi non sono sommersi d'acqua creando il magnifico gioco di specchi per il cielo che volevo mostrare alle mie amiche. Va be', abbiamo fatto una passeggiata, non c'è tanto da prendermi in giro...

Per riscattarmi, qualche giorno dopo, mi è venuto in mente di portarle a vedere le risaie terrazzate di Tegalalang, altro panorama spesso ritratto nelle cartoline. Jatiluwih era troppo lontano e non era in programma per i nostri pochi giorni sull'isola, ma mi premeva che le ragazze avessero un'impressione migliore delle famose risaie. A Tegalalang mi ero fermata nel 2017 di ritorno da Virgin Beach e lo ricordavo come una muraglia verde a strapiombo in una stretta valle che si ammirava dal ciglio di una strada affollata di negozietti di souvenir e bar con vista. Doveva, quindi, essere un'escursione tranquilla per fare qualche foto a un panorama suggestivo ed è così che l'ho descritta alle mie amiche per non creare troppe aspettative come per il sentiero tra le colline, ma mi sbagliavo di nuovo (maledetta vitamina B12). Per raggiungere Tegalalang, abbiamo comprato il passaggio in una piccola agenzia di escursioni nel vicolo vicino al nostro alloggio e, in circa mezz'ora, l'autista ci ha lasciate in un parcheggio sulla strada che ricordavo dicendo: “Lì c'è la biglietteria. Io vi aspetterò qui quando avrete finito il giro.” Io ero perplessa: biglietteria? Giro? Da quando bisogna pagare per fare due foto dal ciglio della strada? Be' paghiamo e ci avviamo lungo il marciapiede, fotografando scorci della valle (davvero bellissima) tra un negozio e un bar, finché troviamo un'indicazione e una scalinata che scende sotto la terrazza di un ristorante. Ah, allora c'è un percorso da seguire! La scalinata è lunghissima e ripida, precipita fin al fondo della valle, ma a metà mi fermo, guardo indietro e dico: “No, ragazze, non riuscirò mai a ritornare su da questa scala. Andate voi.” Le mie compagne non vogliono sentir ragioni e mi costringono a proseguire. Così, sotto il sole cocente delle due del pomeriggio, quattro Cavallette prendono il sentiero che fa su e giù per le terrazze. Il paesaggio è spettacolare, ma il percorso si rivela faticoso per il caldo opprimente. Facciamo soste per fotografare e riprendere fiato, io soffro più di tutte perché sono la nemesi dello sport e di qualsiasi attività fisica, ma perfino le giovani sentono la fatica.


A ogni curva, salita o discesa la luce e la prospettiva cambiano dandoci modo di apprezzare le diverse sfumature di verde, le ombre delle palme, i riflessi dell'acqua. È tanto bello che, alla fine completiamo il percorso ed emergiamo dalla splendida valle felici, ma devastate come dimostra quest'altro video.


Non avrò riconquistato la stima delle Cavallette come guida turistica, ma ci siamo divertite un sacco!

Danza di quartiere

Si prepara la scena
Un'altra attrattiva dell'isola è sicuramente il suo culto religioso unico al mondo. Negli anni vi ho descritto templi, monumenti, cerimonie e festività, riti quotidiani e danze che raccontano la mitologia balinese. Una di queste, la mia preferita, è la danza Kecak che si svolge all'interno di un cerchio di uomini che usano la voce come strumento musicale di accompagnamento. Lo spettacolo narra la storia di Rama che, con l'aiuto della scimmia bianca Hanuman, salva la moglie rapita dal re di Lanka Ravana e termina con un ballerino che danza su braci ardenti. Sono andata a vederla ogni volta che sono passata da Bali, ma quella a cui ho assistito con le Cavallette è stata speciale perché interamente allestita e interpretata dagli abitanti di un quartiere per raccogliere fondi per le famiglie in difficoltà. Abbiamo comprato i biglietti la mattina fuori dal mercato e al tramonto abbiamo raggiunto il piccolo tempio di quartiere. È stato bellissimo vedere impegnati nello spettacolo tutti gli abitanti, dagli anziani ai bambini, che in questo modo tramandano una tradizione seppur trasformata in attrazione turistica. Nel buio della notte tropicale rischiarata appena da fiaccole e candele, le voci, i movimenti, i costumi, la recitazione dei protagonisti erano davvero affascinanti e sapere che non si trattava di professionisti ha reso la danza autentica e preziosa. Ne siamo uscite sognanti portandoci via un pezzetto di vera Bali.

Il giorno in cui mi hanno sparato

Ubud ospita uno dei centri yoga più famosi lo Yoga Barn e pur non praticandolo, ho voluto visitarlo. L'ultima volta, c'ero stata a pranzo con Bodhi e sua moglie. Lo ricordavo come un luogo pieno di pace e spiritualità, un giardino rilassante dove si ritrova il contatto con le cose davvero importanti della vita sorseggiando tisane. Ancora una volta, però, i miei ricordi saranno smentiti dalla nuova Bali che faticavo a riconoscere come l'isola di cui mi ero innamorata nei viaggi precedenti.

Raggiungiamo il celebre ritrovo seguendo le indicazioni per le strade di Ubud e percorriamo il sentiero che attraversa il giardino verso l'ingresso.

All'improvviso, uno scoppio ci fa sussultare e io ricevo un colpo al petto. Nella mia mente, condizionata da anni di telefilm polizieschi e romanzi gialli, si forma l'idea che sia stato uno sparo o un'esplosione e che, malgrado la mia maglietta si sia mossa, non sento il dolore della ferita mortale a causa dello shock. Mi volto pallida verso le mie amiche e annuncio in tono grave: “Mi hanno colpita!”

Dopo un istante di perplessità, loro cominciano a ridere e ridere tanto che devono riprendere fiato per indicarmi la carriola del giardiniere accanto al sentiero con una gomma a terra: era esplosa facendo un gran botto e a colpirmi era stato solo il violento getto d'aria. Ancora oggi, se chiedete dello Yoga Barn alle Cavallette, ricorderanno solo il mio spavento e rideranno di nuovo.

Comunque, non appena il mio cuore ha ripreso a battere a un ritmo normale, siamo entrate. Orrore: tutta la magia spirituale di cui avevo memoria svanisce quando ci troviamo davanti un'orda di finti figli dei fiori in abiti fighetti che riempie il cortile. Altro che pace mentale e armonia, pareva Woodstock! E mi sono pure fatta sparare per questo? Facciamo un giro veloce, notando perfino una statua di Yoda, e in tre minuti siamo fuori. Oh che delusione! E ora che facciamo? Andiamo a mangiare. Il cibo non ci delude mai e riporta il buonumore, mica per niente ci chiamiamo Cavallette.

Pranzo in famiglia

L'ultimo giorno a Bali, siamo andate a far visita alla dolcissima Kadek che mi accompagnato nel mio soggiorno del 2017. Trovare casa sua nel labirintico sobborgo di Jimbaran è stata un'impresa per il tassista che si è fatto guidare dalle sue indicazioni per telefono. Finalmente rivedo la mia amica, minuta e sorridente come una fatina. Ci accoglie nella sua piccola casa con mille riverenze e la tavola è già apparecchiata per il pranzo.

Ha cucinato decine di pietanze (tutte vegan) ed è ancora ai fornelli a cuocere un misto di verdure. È tutto prelibato e facciamo onore alla cuoca spazzolando tutto, come sempre. Ci raggiungono anche suo marito, di ritorno dall'officina dove fa il meccanico, e il figlio minore che ha lo stesso sorriso caloroso di Kadek. Sono una bella famiglia, di quelle semplici e amichevoli e mi rendo conto che non deve essere facile la loro vita in quella piccola casa, dedicando tutti i risparmi all'istruzione dei figli perché abbiano maggiori opportunità in futuro. Da quando il lodge Udayana è stato ceduto all'università, i proprietari Alan e Meryl Wilson – che ho conosciuto proprio durante il mio soggiorno a Udayana – hanno cercato di salvare il posto di lavoro di Kadek impiegandola nella sede principale a Denpasar che gestisce gli ecolodge di Flores, Sumatra e Kalimantan. Ci racconta del tentativo di aprire un ecolodge sull'isola di Papua, un progetto di cui i proprietari mi avevano parlato tempo prima, dove sarei andata con grande gioia dal momento che quell'enorme isola selvaggia mi ha sempre incuriosita e affascinata. Purtroppo, dopo tanti sforzi e tanto lavoro per rendere la struttura autosufficiente ed ecosostenibile, il tentativo è fallito perché il personale locale - uno dei punti forti della politica degli ecolodge è proprio dar lavoro alla gente del posto - non si è rivelato affidabile malgrado la formazione (a cui aveva partecipato anche Kadek che è sempre stata un'ottima receptionist) e l'opportunità di un impiego sicuro e onestamente retribuito. Un vero peccato.

Il tragitto quotidiano da casa di Kadek all'ufficio di Denpasar è lungo e trafficato, così, dopo qualche mese da pendolare, la mia amica ha dovuto rinunciare. Ma non è certo una donna che resta con le mani in mano: ha trasformato la veranda di casa sua in una gastronomia da asporto che almeno le permette di guadagnare qualcosa.

Si vede che Kadek è emozionata per la nostra presenza ed è così orgogliosa di averci come ospiti che insiste per farsi tante foto con noi. Ecco dove si trova la Bali autentica: in casa della gente comune.


Al momento di salutarci, ci invita a tornare per più giorni, proponendosi come guida in quella zona sud dell'isola che non abbiamo visitato. Promettiamo di tornare e so che manterremo la promessa perché ormai siamo di famiglia.

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Così è finito in bellezza il nostro viaggio e non immaginavamo che sarebbe stato l'ultimo per parecchio tempo.

Oggi, a causa della pandemia di COVID19, Kadek mi racconta che Bali è un'isola fantasma: niente turisti e niente lavoro, attività commerciali chiuse, molte non riapriranno più. Sarà estremamente difficile risollevarsi e laggiù non possono nemmeno contare su aiuti statali.

Negli ecolodge, i Wilson hanno messo in piedi un programma di agricoltura sostenibile sui terreni circostanti di loro proprietà per tenere occupati i dipendenti e garantire loro almeno una fonte di cibo durante la crisi. Alan e Meryl sono due persone davvero straordinarie.

A Sumatra, i ragazzi di Alert sono in salute e se la cavano, ma hanno dovuto subire una grave perdita: Marcellus, il fondatore dell'associazione che mi aveva accolta due anni fa, purtroppo è morto alla fine di aprile. Mi ha avvertito Dan e poi sia sulla pagina Facebook di Alert che di Ecolodges Indonesia (che promuoveva e sosteneva le sue attività di conservazione della natura) è apparso l'annuncio e sono arrivati messaggi di cordoglio e ricordi da tutto il mondo, dalle tante persone che Marcellus ha toccato con il suo instancabile impegno in difesa di animali e ambiente, con la sua competenza messa a disposizione di altre nazioni con problemi di conservazione, ma soprattutto con la sua indimenticabile gentilezza e il suo imperturbabile ottimismo.

Viaggiando, ho stretto bellissime amicizie con persone lontane e la tecnologia mi permettere di restare in contatto con loro in questo tetro 2020. Oltre a Kadek e i ragazzi di Alert, sento spesso anche Peris che dal Kenya mi racconta quanto sia dura laggiù per lei e i suoi figli. Il Khweza è rimasto chiuso a lungo e i dipendenti non hanno percepito stipendio da marzo. Pare, però, che nei prossimi giorni qualcuno di loro potrà tornare al lavoro. E poi Patty dal Messico che, gestendo alcuni ristoranti con parecchi dipendenti, si trova in grossa difficoltà. Io sono fortunata ad avere ancora un lavoro e, non appena sarà possibile, tornerò a viaggiare e a far visita a tutti questi amici che sopravvivono proprio grazie al turismo. Se in futuro vi capiterà di andare in vacanza in quei Paesi, non rinchiudetevi per favore nel villaggio turistico di qualche grande catena straniera, ma scegliete le strutture che impiegano personale del luogo e sostenete le piccole attività locali. Condividete il vostro privilegio di viaggiare con le persone e i luoghi che vi circondano, ne tornerete arricchiti in un modo che il denaro non potrà mai eguagliare.



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