lunedì 8 maggio 2017

Sri Lanka

Scrivo questo post da una camera singola al quinto piano di un hotel di Kuala Lumpur in Malesia. La vista dalla mia finestra è questa qui accanto. 

L'arredamento della stanza insieme al panorama di grattacieli illuminati mi dà la sensazione di trovarmi negli anni Ottanta nella New York di Una donna in carriera. Immaginavo la Malesia, invece, come Sandokan e sono sempre un po' delusa quando la mattina mi sveglio nel secolo, nel millennio, sbagliato.


Be', è il 2017 e mi sono fermata qui dopo la vacanza in Sri Lanka con il TdC. È di quella che vi parlo oggi. Capirete che condensare due settimane in un post non è come raccontarvelo un po' alla volta, in diretta, soffermandomi su ogni piccola cosa che attira la mia attenzione. Ho deciso di dedicare un pensiero a ogni tappa del nostro tour, poi c'è un grasso album fotografico che vi mostra dove siamo stati e cosa abbiamo visto. È ovvio che qualcosa rimarrà non detto, per ogni domanda vi venisse in mente, ci sono i commenti e vi risponderò con piacere.



Questa è la mappa con l'indicazione – pallini rossi – delle località che abbiamo visitato.


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Cominciamo il tour di mezza isola di Ceylon?


COLOMBO 

Autobus 183
Malgrado il bellissimo nome, questa città è veramente brutta, sporca, disordinata e inquinata. Il traffico è impressionante: milioni di auto, bus e tuk tuk su otto corsie dove ce ne sono due, una manciata di semafori agli incroci più grossi e per il resto il flusso scorre secondo un misterioso sistema di precedenze che auto-regola come versare acqua in un labirinto. C'è il mare, ma dove poteva esserci una bella passeggiata lungo la spiaggia, ci sono i binari del treno. La ferrovia passava anche dietro il nostro piccolo albergo, più che altro una villetta con quattro stanze in affitto. A prendersi cura di casa e ospiti per conto della proprietaria c'era un gracile e tenero ometto, Archie, che quando mi ha vista scaricare dal taxi la mia valigia da diciotto chili mi ha guardata dicendo: «Ho settant'anni» mortificato per non potermela portare in camera. Archie è una miniera di consigli e informazioni, infatti ci ha suggerito di prendere l'autobus per andare a Mount Lavinia, dove la spiaggia era migliore rispetto alla città. L'autobus 183 ci ha portati al mare per due giorni con 20 rupie singalesi (12 centesimi di Euro) mentre un tuk tuk ne avrebbe chieste 300.

Sanjaka
La mattina del 23 aprile, abbiamo lasciato Archie e ci siamo affidati a Sanjaka che ci avrebbe fatto da autista e guida attraverso l'isola. La prima cosa che ci ha raccontato di lui è la passione per le arti marziali che l'ha portato a diventare campione nazionale di karate e a partecipare a tornei in Giappone. Io dico nazionale, ma se ascoltate i suoi racconti sboroni, è campione galattico di quasi ogni disciplina esistente. A ogni occasione ci mostrava foto e filmati delle sue gare, delle sue prove di forza, delle premiazioni con medaglie e trofei. Ovunque andassimo, potevamo avere il tavolo migliore, il prezzo scontato, il favore speciale, l'accesso alla zona riservata, il posto in prima fila, la camera con vista non perché fosse compreso nel tour, bensì per il fatto che eravamo con lui: «Gli ho detto che siete miei amici» sorrideva e ammiccava. Per carità, i suoi racconti sulle arti marziali sono autentici e quando, l'ultimo giorno prima di andare in aeroporto, mi ha portata a casa sua ho visto i trofei. Quello che, però, mi ha lasciata perplessa di quest'uomo, che prendeva a pugni muri e alberi per dimostrarci che non si faceva male, è che ci ha parlato di allenamenti e meditazione fin dal primo minuto, ma ha impiegato dieci giorni a dirci che ha una moglie e un figlio di nove anni e quando gli abbiamo chiesto di mostrarci le loro foto, ha fatto fatica a trovarle nello smartphone tra tutte le immagini sportive. Per il resto, Sanjaka è simpatico, premuroso, ci siamo fatti tante risate insieme e alla fine è stata una piacevole compagnia.

SIGIRIYA 

Lion Rock
Qui abbiamo alloggiato nel miglior hotel della vacanza, con un giardino favoloso nel quale giravano pavoni e altri uccelli provenienti dai parchi vicini. Sigiriya ci ha fatto da base per una bella escursione a Lion Rock, un roccione che si innalza nel mezzo di una pianura e ha sulla cima le rovine di una fortezza. La cittadella fu edificata da Kasyapa, figlio illegittimo del re, che per diventare il nuovo sovrano non si è fatto problemi a far fuori il padre, salvo poi doversi rifugiare in cima a questa roccia per sfuggire all'ira del principe legittimo. Per visitare la fortezza, bisogna salire mille milioni di gradini, a volte di pietra, a volte di ferro aggrappati a impalcature che fanno venire le vertigini agli astronauti, ma la vista dall'alto è stupenda. Ovviamente Sanjaka ha scalato il roccione di corsa, mica camminando come noi mortali.
Altra bellezza nei dintorni è il Parco Nazionale Minneriya dove abbiamo fatto un safari serale, fermandoci in riva al lago circondati da dozzine di elefanti fino al tramonto. Che bellezza stare a motori spenti a osservarli mangiare, giocare, farsi il bagno nel lago! E poi i cuccioli imbranati come questo che cerca di scavalcare un tronco in tutta la sua sgraziata tenerezza.



POLONNARUWA 

A guidarci nella visita a questa antica città, è stato un ragazzo grassottello che parlava un italiano divertente. Quello che ho capito dalle sue spiegazioni, oltre alla funzione dei vari edifici, è che ogni cosa lì intorno risaliva al “docesimo secolo” (non è un refuso, lui diceva così), anzi, “docesimo secolo” era la risposta a qualsiasi nostra domanda, non ci capiva per nulla. Ci ha mostrato quel che restava di palazzi e templi e ci ha raccontato cos'altro ci fosse in origine, ma purtroppo tutto ciò che era di legno era stato bruciato e tutto ciò che era d'oro era stato rubato. «Qui, dove non vedete nulla, c'era una statua bellissima. Rubata. Questo palazzo era alto sette piani, aveva mille stanze. Bruciato.» La pietra era rimasta, e di tutte le pietre che abbiamo osservato quella mattina ce n'è una straordinaria.
Un gigantesco blocco di roccia nel quale sono state scolpite tre magnifiche statue di Buddha: una seduta in meditazione, una in piedi, e una distesa. Quella distesa lo rappresenta morto e si capisce dalla posizione dei piedi che sono sfalsati, mentre quando sono pari significa che dorme.

KANDY 

Dalada Maligawa
A passeggiare sul lungolago di Kandy, mi pareva di trovarmi in una Lecco d'agosto: un bel panorama rovinato dal traffico e gente che passeggia tranquilla con un gelato in mano. A far la differenza, oltre a una gran quantità di varani che nuotano nel lago, è il tempio, o meglio, complesso di templi perché costituito da più edifici separati, più bello che abbiamo visto in tutta la vacanza: Dalada Maligawa. All'interno è conservata una reliquia molto importante per i devoti, un dente di Buddha, al quale ogni giorno, in orari precisi, si portano offerte di fiori, bevande e cibo. Ogni sala ed edificio ha qualcosa di magico che si percepisce chiaramente verso sera, quando il grosso dei turisti se ne va e i corridoi si svuotano, dalle finestre entra la luce del tramonto che fa brillare i marmi e gli ori e cala il silenzio. Imperdibile!
Il mercato coperto di Kandy vale un'occhiata, ma si godrebbe meglio se i venditori non assillassero ogni passante per attirarlo alla propria bancarella.

NUWARA ELIYA 

Salendo di quota nell'altopiano centrale dell'isola, il panorama si fa più verde anche se la stagione è ancora molto secca. Ci siamo fermati a fotografare le cascate Ramboda ridotte a due ruscelletti. In teoria, in aprile dovrebbero arrivare le piogge monsoniche in questa zona, ma stanno tardando di settimane. Insomma, non ci sono più le mezze stagioni e quelle intere fanno i capricci.
Il celeberrimo tè di Ceylon arriva dalle piantagioni che abbondano in particolare nella zona di Nuwara Eliya, tra colline e montagne. Tutto il verde che che vedrete nelle foto di questa regione è tè. Arriva in tutto il mondo passando per aziende come quella che abbiamo visitato per scoprire il sentiero che queste foglie deliziose percorrono dalla pianta alla tazzina. Quassù l'aria è fresca, la sera pure fredda, e un bel tè caldo a chilometri zero è quello che ci vuole. 
Il paese è grazioso, gli edifici risalenti al periodo coloniale inglese si riconoscono subito e sono ben conservati. Immagino sia una zona piuttosto ricca.



ELLA 

Andando verso sud siamo passati da Ella con il suo ponte a nove arcate dove si aspetta il passaggio del treno per fotografarlo quando esce dal fitto della vegetazione; le sue cime da scalare per godersi il panorama, possibilmente non a mezzogiorno come abbiamo fatto noi; la cascata di Rawana dove i credenti fanno bagni purificatori, mentre le turiste in bikini prendono il sole. Il TdC si è infilato sotto la cascata, io sono rimasta vestita per rispetto, ma ho messo i piedi a bagno per rinfrescarmi.

THISSAMAHARAMA - YALA

Fin dall'inizio, lo Sri Lanka mi è parso più somigliante all'Africa che all'Asia per l'aspetto delle sue città, per l'atmosfera, per il modo di fare della gente. Il safari all'alba nel Parco Nazionale Yala me l'ha confermato: è savana e ci sono i leopardi. Ne abbiamo fotografati ben due insieme su un albero che si nascondevano tra il fogliame infastiditi da noi paparazzi. E poi coccodrilli, bufali, pavoni, aquile, elefanti... Stupendo. Peccato solo che fosse così affollato di jeep che all'ingresso sembrava di stare in coda al casello di Melegnano al ritorno dalle ferie. 
Un dettaglio bello di questo parco è che termina sul mare con una spiaggia meravigliosa perché parte dell'area protetta e perciò frequentata da famiglie di elefanti, non di villeggianti chiassosi e irrispettosi.

BENTOTA 

Gli ultimi giorni sono stati dedicati al mare. Sulla strada da Yala a Bentota siamo passati per Matara che mi ha colpito, e ci ha fatto ridere, perché sul lungomare c'erano decine di coppiette sedute tutte in fila a distanza regolare, tutte nascoste a pomiciare sotto ombrellini colorati. Poi ci siamo fermati a Galle dove, oltre a un bel tempio bianchissimo con vista sull'oceano, abbiamo passeggiato sulle mura di un vecchio forte portoghese.
Una mattina siamo partiti dal porto di Mirissa per osservare le balenottere azzurre che in questa stagione passano a sud ovest dell'isola. È stato Sergio a fotografare i diversi avvistamenti e il gigantesco banco di delfini che abbiamo incrociato al ritorno. È stato lui perché io, la grande viaggiatrice, avevo la faccia in un sacchetto di plastica per il mal di mare!

Lungo la costa si trovano diverse spiagge da cartolina, come la baia di Welligama, ma non da tutte è sicuro entrare in mare per via delle correnti e delle onde alte. La spiaggia di fronte al nostro albergo era una di quelle, perciò in giornata ci facevamo portare da Sanjaka dove potevamo nuotare e la sera tornavamo a Bentota per passeggiare sulla sabbia. Che ci si possa tuffare o no, è sempre uno spettacolo fermarsi a contemplare il mare, i movimenti dell'acqua, i colori che cambiano con le ore della giornata. Poesia della natura.


Questo è il riassunto stringatissimo del nostro percorso. L'isola di Ceylon è molto bella, ma va vissuta con la calma che ci prendiamo solitamente nei viaggi autonomi. Un tour organizzato è comodo, ma sento di essermi persa la vera essenza del luogo. Bisognerà tornare!

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