martedì 9 aprile 2013

Viaggiare pellavvero

I viaggiatori sono tutti legati tra loro come membri di una bizzarra famiglia. Hanno in comune la lontananza da casa e il desiderio di scoperta non solo di luoghi, ma anche di esperienze e persone. Appena ci si trova intorno a un tavolo si fanno un sacco di domande, si scambiano consigli e si raccontano avventure e disavventure incrementando la reciproca curiosità e alimentando la voglia di viaggiare ancora. Quando due motociclisti si incrociano per la strada alzano la mano per salutarsi. Sono estranei, indossano i caschi, vanno in direzioni opposte eppure si salutano perché fanno parte della stessa tribù, condividono qualcosa che gli automobilisti accanto a loro non conoscono. Questo accade anche ai viaggiatori: raramente ne incontrerai uno che non ti sorrida e non abbia voglia di parlarti. Così abbiamo conosciuto Alison, Nicola, Erin, Paul, John, i ragazzi della gang australiana west coast, Hannes, Bodhi, Mario (che ride come una scimmia) e tutti gli altri diventati amici speciali perchè hanno condiviso con noi momenti indimenticabili.
Viaggiatori, non turisti.
I turisti sono cafoni perché considerano il viaggio un investimento per cui devno essere trattati come ospiti di riguardo e pretendono che tutto si adatti alle loro esigenze personali. Il viaggiatore invece si adatta al luogo e alla cultura che incontra, possiede lo spirito positivo degli antichi esploratori, è aperto alle novità e alle diversità, agli imprevisti e agli incontri.
Il viaggiatore sa anche apprezzare la solitudine: si lascia andare alle maree dei pensieri, si rifugia in un libro al sicuro, scrive e fotografa per conservare i momenti importanti, contempla un paesaggio ridimensionando la percezione di sé.
Gli indigeni, e con questo non immaginate dei tizi in gonnellino di paglia con un osso tra i capelli, ma semplicemente gli abitanti del luogo, in genere mal sopportano i turisti limitandosi ad essere educati perché portano guadagni. Hanno, invece, una sorta di istinto materno nei confronti dei viaggiatori e sono ben disposti ad aiutarli e consigliarli. Sul serio l'ho provato di persona più di una volta.
Cresciamo con questo planisfero appeso in classe alle elementari, con l'Europa al centro. Quello è il tuo mondo: tu al centro e il resto troppo lontano. Lontano, diverso e quindi pericoloso. Le notizie che ci arrivano dagli altri Paesi sono spesso distorte, l'immagine che abbiamo in testa di luoghi mai visitati è piuttosto diversa dalla realtà, sia nel bene che nel male. Quando nella vetrina di una cartoleria australiana ho visto appeso il loro planisfero, quasi non riconoscevo il mondo con l'Oceania al centro. Mi sono resa conto di quanto il punto di vista influenzi la nostra percezione delle cose. Allora ho pensato che vale per tutto: cambiare il punto di vista ci fa vedere altri aspetti di ciò che crediamo di conoscere. 
Non basta una vita intera per vedere e imparare tutto, ovviamente, ma mantenere la mente aperta ci permetterà di vedere più cose. Ho cominciato tardi a viaggiare perché per molto tempo non me lo sono potuto permettere, quindi mi ritengo ancora una principiante. Dalle mie parti è già strano partire in un periodo che non sia il convenzionale mese di agosto ed è quasi impensabile stare via più di tre settimane soprattutto all'estero. Quando però girovagavo tra il sud-est asiatico e l'Australia ho incontrato viaggiatori che erano giro da mesi o anni e lo trovavano perfettamente normale.
Oggi è facile andare ovunque in aereo e in macchina, ma penso a quando ci volevano mesi di navigazione e non c'erano strade. Avrei dovuto nascere in un'altra epoca, tanti luoghi sono stati rovinati o addirittura distrutti da allora e io non potrò più vederli. 
Si viaggiava seguendo le stelle e le stelle, un tempo, si vedevano perfettamente a occhio nudo. Io mi stupisco quando mi trovo sotto un cielo stellato come nel Deserto Bianco in Egitto o come ad Arlie Beach in Australia. Vedevo ogni cosa, la Via Lattea chiara come la scia di una barca e vedevo pianeti colorati e stelle cadenti. Ero ipnotizzata. Pensa che invece era normale ai tempi degli Egizi e dei Maya: vedevano una volta celeste completamente limpida e potevano usarla per orientarsi, per calcolare il tempo, per prevedere le piene dei fiumi, quando seminare e quando raccogliere, quando partire e come ritrovare la via di casa.
Quando viaggio, osservo senza lasciare impronte, cerco di stare con le persone del posto facendomi guidare da loro, ascolto le loro storie e i suoni della natura, voglio immergermi nello spirito del primo ospite. Prediligo le destinazioni meno frequentate, più difficili da raggiungere, più isolate perché non voglio trovarmi nessuno intorno mentre uso il mio superpotere dell'immaginazione. Riesco a viaggiare nel tempo e provare sensazioni antiche. 
Ah, l'era delle grandi esplorazioni! Mi sarei imbarcata su uno di quei velieri in rotta verso l'oceano sconosciuto. Probabilmente sarei morta per qualche malattia dovuta alla scarsa igiene e al cibo mal conservato, ma se fossi sopravvissuta avrei vissuto avventure così fantastiche che si fatica a raccontarle.
Immaginate come ci si sente ad avvistare un'isola che non era su nessuna mappa, ad essere il primo a mettere piede su quella spiaggia di borotalco e osservare il pennacchio di fumo che si leva dall'alto vulcano al centro della foresta. 
Immaginate di attraversare la giungla africana a piedi senza sapere quello che si nasconde tra la vegetazione e sentire un rombo lontano e andare in direzione di quel suono per poi trovarvi davanti le gigantesche Cascate Vittoria. 
Immaginate le tempeste nello stretto di Magellano, le onde che sollevano il vascello e la pioggia che vi sferza il viso e miracolosamente evitate le scogliere taglienti in mezzo a fulmini e schiuma di mare e finalmente raggiungete l'altro oceano mentre le nubi si diradano e il sole fa scintillare la nave bagnata. 
Immaginate di aprire un sentiero tra le montagne himalayane lottando con il gelo e l'altitudine. Immaginate di risalire il grande Rio delle Amazzoni inoltrandovi nella foresta più estesa del mondo abitata da insetti enormi e serpenti velenosi. 
Immaginate di essere il primo a vedere un ghepardo, un koala, un pinguino, immaginate di scoprire Macchu Picchu o Angkor o la tomba di Tutankamon.
Patty, la mia amica messicana, dice che quando è stressata va a Teotihuacan, solo mezz'ora in auto dalla sua casa a Città del Messico, sale sulla Piramide del Sole e pensa. Mi ha portato là nel 2004, dalla cima si vede tutta la piana circostante con i templi, gli osservatori astronomici di pietra e gli alberi. Ci va al tramonto, quando i turisti se ne sono andati, si siede su quelle pietre millenarie e pensa alle sue radici azteche.

1 commento:

  1. Buonasera,

    avendo trovato il blog interessante, ho pensato di premiarlo con un premio virtuale, dedicato ai blog; per saperne di più, le lascio di seguito il link al post che ho scritto a riguardo: http://ecoveganbeauty.wordpress.com/2013/04/29/liebster-blog-award/
    Buon proseguimento e complimenti! :)

    Sarah Bernini

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