domenica 30 luglio 2023

Istanbul per lavoro


All'inizio di questo luglio sconcertante con giornate di fuoco e spaventose tempeste complete di tornado degne dei film catastrofici del mercoledì sera, ho trascorso quattro giorni a Istanbul per un viaggio di lavoro insieme alla mia collega Alessandra.

Pochi colleghi nella sede turca della nostra azienda parlano inglese, ma sono stati davvero ospitali e gentili. In particolare Yasemin, che ci ha portate a fare una mini crociera sul bosforo al tramonto e Berrin che ci accompagnava in auto alla fermata del tram dopo il lavoro così che potessimo raggiungere il centro evitando il traffico dell'ora di punta per poter visitare qualcosa.

Non essendo in vacanza, non abbiamo avuto molto tempo per fare le turiste ed eravamo pure stanche perché tenere corsi tutto il giorno era molto impegnativo. Forse per questo motivo Istanbul ha deluso le mie aspettative, non mi è parsa l'affascinate porta tra Occidente e Oriente che immaginavo. Per trovare un po' di atmosfera storica, abbiamo visitato la celeberrima Moschea Blu che è indubbiamente molto bella, peccato per i turisti che bivaccavano all'interno come fosse un'area picnic facendo un gran baccano senza rispetto per la sacralità del luogo. Mi ricordo che quando visitai una moschea a Il Cairo tutti parlavano a bassa voce e si camminava lentamente sui tappeti come per non intaccarne la magia, qui invece sembrava che l'avessero presa semplicemente per un rifugio dal caldo della piazza assolata. Sì, la piazza era davvero infuocata malgrado fosse il tramonto, tanto che io e Alessandra abbiamo rinunciato a visitare la Basilica di Santa Sofia perché la coda per l'ingresso era tutta sotto il sole e non potevamo affrontarla. Poco lontano, abbiamo trovato un grazioso ristorante con giardino recintato che ci ha salvate dal caos dei turisti in strada e abbiamo anche mangiato bene, tanto che ci siamo tornate un'altra sera.

Il nostro hotel, fuori dal centro vicino all'ufficio, era molto bello e pulito, adatto a una clientela che soggiorna per affari, molto frequentato da hostess e piloti che incontravamo la mattina a colazione. Il buffet della colazione era molto ricco e vario e c'erano due belle terrazze piene di piante dove consumarla in tranquillità anche se il panorama della zona industriale era quello che era. Ad assistere i clienti c'era un ragazzo che sembrava Ken di Barbie per la capigliatura immobile con grosso ciuffo a banana, ma ci apriva gentilmente la porta della terrazza quando arrivavamo cariche dal buffet.

Il secondo giorno, dopo il lavoro, Yasemin ci ha portate a fare una mini crociera di un'ora sul Bosforo al tramonto e poi a bere qualcosa in una zona fighetta che pareva di stare sui navigli a Milano. Per cena però abbiamo assaggiato un ottimo street food: patate giganti che si possono farcire con quello che si vuole.

I taxi che abbiamo preso per tornare in hotel meritano una storia a parte per ogni sera. Naturalmente applicavano un prezzo per stranieri, il doppio della tariffa reale, ma non importava purché ci portassero a destinazione. La prima sera, siamo andate al chiosco dei taxi dopo cena, ma l'omino ci ha detto che non c'erano taxi e se n'è andato abbandonando il chiosco, così ne abbiamo fermato uno lungo la strada che ha sparato il prezzo ancora prima di conoscere l'indirizzo. Un'altra sera purtroppo ne abbiamo preso uno guidato da un ragazzo che, letto l'indirizzo dell'albergo, è partito sicuro verso il quartiere giusto che abbiamo riconosciuto, salvo poi perdersi nei vicoli. Non aveva né cellulare né navigatore e si fermava di tanto in tanto a chiedere indicazioni ai passanti. Noi cercavamo di dirgli di tornare sulla via principale dov'era il nostro hotel, ma lui rispondeva in turco e continuava a vagare. Quando è sceso per chiedere informazioni a un chiosco, volevo abbandonarlo e fermare un altro taxi. Alla fine siamo arrivate a destinazione in un'ora anziché venti minuti. L'ultima sera, invece, siamo state fortunate con un tassista anziano che conosceva perfettamente la città a memoria, senza bisogno del navigatore (sul cellulare guardava una patita di calcio mentre guidava) e ci ha portate in hotel in poco tempo facendoci pagare il giusto.

L'ultimo giorno, volevamo visitare il famoso Gran Bazar, uno dei più grandi e antichi mercati coperti del mondo, che però chiude alle 19, quindi ci siamo arrivate di corsa. Anche questa attrazione, però, mi ha delusa. Bella la struttura antica con un'infinità di strade e porte, ma i negozi che si ripetevano tutti uguali borse taroccate, gioielli, lampade, dolci, borse taroccate, gioielli, lampade, dolci, borse taroccate, gioielli, lampade, dolci, non avevano nulla di tipico o artigianale: è un immenso centro commerciale ricavato un mercato che anticamente doveva essere stupendo. Io l'avevo immaginato come il fiabesco souk di Marrakech che mi è piaciuto tanto nel 2007, invece questo Gran Bazar ha ben poco fascino ai miei occhi di sognatrice. per non uscirne a mani vuote, abbiamo comprato due pentolini da tè/caffè e il negoziante ci ha omaggiato di cucchiaini decorati (cioè, ha aperto una confezione da sei e ce ne ha regali tre a testa). Poi ho comprato del tè in polvere sfuso che il negoziante ha imbustato sotto vuoto e mi sono domandata come quella busta di polvere bianca sarebbe apparsa ai controlli in aeroporto.


Con Alessandra mi sono trovata molto bene, ci siamo fatte delle gran risate e belle chiacchierate, tanto che ci siamo promesse un weekend a Marrakech perché voglio mostrarle cosa intendevo per mercato tipico.

Insomma, di Istanbul ho visto pochissimo per giudicare, ma mi è mancata l'atmosfera incantata che speravo di trovare in una città con tanta storia. Anche Il Cairo e Marrakech sono grandi città trafficate, ma hanno mantenuto il fascino del passato e visitandole ho fatto un viaggio indietro nel tempo e nelle leggende, mentre a Istanbul ho trovato minuscoli scorci di antichità soffocati da pubblicità e negozi. Peccato.





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