martedì 29 novembre 2016

Estinto è perduto


Durante i miei viaggi, ogni volta che mi trovo circondata da paesaggi e creature selvagge mi chiedo quanto durerà, se davvero siamo in grado di proteggere il poco che è rimasto di un ambiente straordinario, se non sia già troppo tardi per riparare ai danni che abbiamo inflitto per secoli a luoghi e culture che non meritano di svanire nella nebbia dell'inquinamento e dello sfruttamento. 
Ogni volta mi sento fortunata per l'opportunità di osservare e conoscere qualcosa che si trova sull'orlo dell'estinzione e, dal momento che non sta accadendo per cause naturali, si tratta evidentemente di un delitto. Che riguardi una tradizione tribale, una specie vegetale o animale, sulla terra o negli oceani, l'estinzione è irreversibile. Come un diamante, l'estinzione è per sempre.

Chiamatemi fanatica, ma io ci soffro e preferisco nel mio piccolo sostenere chi agisce per conservare le meraviglie delle quali ho goduto e quelle che non sono ancora riuscita a godermi, invece di comprarmi un'auto nuova o l'ultimo modello di cellulare. Sono scelte personali e anche se me la prendo e scrivo un post come questo, so che non si possono costringere le persone a cambiare se l'impulso non viene dalla loro coscienza

Viaggiando, acquisto souvenir dalle associazioni che si occupano di salvaguardia dell'ambiente, lotta al bracconaggio, recupero di animali da maltrattamenti e cattività; quando è possibile scelgo strutture che promuovo il turismo sostenibile, che risparmiano energia e acqua, che riciclano materiali, che limitano il proprio impatto e reinvestono nella cura dell'ambiente; evito le località del turismo di massa che stravolgono i panorami naturali e soppiantano i villaggi tradizionali; supporto le piccole attività locali, dalle guide ai guardiaparchi, ai ristoratori, agli artigiani, ai piccoli alberghi, ai mercati di quartiere che danno lavoro agli abitanti della zona perché chi vive in questi luoghi abbia un'alternativa economica allo sfruttamento indiscriminato del patrimonio naturale, alla svendita delle loro terre e alla distruzione di ecosistemi unici e fragili che un tempo erano dimora dei loro e dei nostri avi; porto via la mia spazzatura e rispetto i costumi del posto ricordando che sono soltanto ospite in casa delle persone e degli animali.

Dai luoghi che visito prendo solo foto di panorami, di animali liberi nel loro habitat, di persone gentili che sanno fare della diversità ricchezza anziché discriminazione e vorrei che di tutto questo un giorno non rimanessero solo le foto e i miei ricordi.

Poi penso che seguitiamo ad ammazzarci tra di noi, a sprecare l'acqua di due mesi di docce per produrre un solo hamburger, a coltivare più terra per sfamare gli animali da allevamento che le persone che muoiono di fame e miseria perché non potranno mai permettersi la carne di quegli animali né sarebbe sufficiente per tutti, a rubare terra alle foreste per dare foraggio alla mucca che diverrà hamburger, a sterminare gli animali selvatici che minacciano quella mucca, a depredarli del loro habitat per proteggere l'hamburger che sfamerà una sola persona per un solo pasto, a inquinare aria e acqua per uno sfizio che non ha alcuna utilità se non arricchire l'allevatore e impoverire il pianeta.


Non riesco ad avere fiducia nella nostra razza, nel più sleale e crudele dei predatori che non rispetta i propri simili, figuriamoci ogni altra creatura.
Leggo che l'Ecuador rinuncia alla propria foresta per far posto alle trivelle da petrolio perché non riusciamo a fare a meno dei combustibili fossili, leggo dell'imminente deforestazione totale della Cambogia che ho tanto amato quando ci sono stata, leggo che abbiamo raggiunto il punto di non ritorno nell'influenzare i cambiamenti climatici, leggo che si bombardano altri ospedali e che le organizzazioni nate per prendersi cura delle vittime della nostra violenza e avidità lanciano appelli alle coscienze dei potenti e delle persone comuni, ma restano inascoltati da sempre, e mi sale una rabbia che se fosse possibile trasformare in energia risolverebbe tutti questi problemi all'istante.

Io stessa sono parte del problema perché non ho uno stile di vita a impatto zero e non so nemmeno se sia possibile quando siamo miliardi a contenderci le risorse. Una foca uccisa da un pescatore in Groenlandia dove non ha altro cibo da procurarsi né può coltivare una terra ghiacciata va bene, è sopravvivenza. Tutto il resto, però, non lo è. Non si tratta più di sopravvivenza se si uccide un elefante per l'avorio, non è sopravvivenza dipendere dal petrolio al punto di scatenare una guerra dopo l'altra malgrado la tecnologia per farne a meno esista già. Tutto il male che ci facciamo non è necessario né indispensabile, lo facciamo solo per il profitto e tutti gli altri nomi che diamo alle cause di guerre e distruzione sono falsi, sono scuse e bugie. Non per bisogno, non per religione, non per nobili ideali: accade tutto i per soldi.
Allora leggo anche le newsletter delle associazioni che sostengo per consolarmi con le piccole vittorie che spianano un poco la strada alle tante battaglie ancora in corso. Gocce nell'oceano, ma gocce preziose.

Ho spesso l'impressione che l'umanità stia vivendo una lunga devastante adolescenza, quel periodo in cui invece di evolverti e maturare sembri più imbecille di quando eri bambino. Forse il nostro tempo sulla Terra non durerà abbastanza perché possiamo vedere un mondo migliore nel quale conviviamo pacificamente tra noi e con la natura, forse ci estingueremo prima dell'era della maturità e della saggezza.
E l'estinzione è per sempre, ricordate?

Sono pigra e vigliacca solo un pochino meno di quella maggioranza silenziosa che si chiama opinione pubblica, quella che si indigna e non fa una mazza per cambiare le cose, quella che si lamenta e quando c'è da votare una legge importante va in gita perché c'è il sole. Il mio contributo alla salvaguardia del pianeta che ci ospita è infinitesimale, ma non ci rinuncio e coglierò altre occasioni per fare di più. Oggi, intanto, mi andava di dirvi come la penso e non pretendo che siate d'accordo me, nemmeno che comprendiate il mio punto di vista. Mi andava di dirlo e ho la fortuna, negata a tanta gente nel mondo come alle creature che non possono parlare, di potermi esprimere liberamente. E voi siete liberi di darmi della fanatica deficiente, m'importa quanto al pinguino qui sotto, credetemi, perché non scrivo questo post per voi. 
Lo scrivo egoisticamente per me, per la mia voglia di urlare contro l'umanità addormentata su un'auto in corsa che si sveglierà solo allo schianto per morire soffrendo, per sfogare la mia frustrazione, per la mia coscienza sporca. Lo scrivo per onorare la pura gioia che ho provato quando ho scattato queste foto e per la mia smisurata paura di non avere mai più la possibilità di provare la stessa gioia.





Queste foto provengono dai miei personali album di viaggio, siete liberi di scaricarle e condividerle.


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