venerdì 24 maggio 2013

Un giorno al Way Kambas

Bina la sensibile
Ieri mattina abbiamo avuto il permesso di visitare il centro per la protezione dei rinoceronti di Sumatra, un'area normalmente chiusa al pubblico in cui le persone che lavorano al progetto cercano di far aumentare la popolazione di questo mammifero quasi estinto. Ci siamo andati con il manager dell'ecolodge perché Hari non stava molto bene da quando siamo stati al Krakatoa.
All'ingresso del centro ci ha accolti un piccolo ometto con gli occhiali che ci ha spiegato per filo e per segno come si lavora alla salvaguardia dei rinoceronti. Mi ha fatto un'ottima impressione, molto professionale ed evidentemente appassionato al suo lavoro che non è per nulla semplice. Gentile e sorridente ci ha raccontato che al centro vivono al momento cinque rinoceronti provenienti da zoo e parchi safari di varie nazioni ai quali erano stati venduti dal governo o catturati illegalmente, ora riportati al loro habitat naturale al quale il progetto spera di poterli riabituare, al punto di riprodursi in libertà. Circa altri venti rinoceronti vivono nel parco, protetti e seguiti dai ricercatori e dai ranger del progetto, mentre la popolazione totale sull'intera isola di Sumatra conta solo duecento esemplari. Non è facile accrescerne il numero perché i rinoceronti sono animali molto sensibili e basta poco a farli ammalare o a impedire l'accoppiamento, in un anno è nato un solo cucciolo e si pensa di ricorrere all'inseminazione artificiale per scongiurare la scomparsa della specie.
Ogni giorno alcuni rinoceronti vengono attirati in un piccolo recinto dove, mentre mangiano frutta e verdura, vengono esaminati e controllati e poi rilasciati nella foresta. Oggi nel recinto c'era Bina, una rinocerontessa adulta dagli occhi dolci che dopo la sua razione di premio, si strusciava sulle sbarre per farsi aprire, ma con molta educazione, senza essere aggressiva o impaziente. Ci ha stupito il suo passo leggero nonostante la mole imponente, una vera principessa che si è avvicinata curiosa quando ho cominciato a fotografarla.
L'ometto si è scusato perché avremmo visto soltanto Bina, ma per noi era già un privilegio. Si cerca di non far entrare troppe persone in contatto con i rinoceronti sia per non sconvolgere la loro routine sia per motivi sanitari perché potremmo essere portatori di malattie che li metterebbero ancor più in pericolo. Anche in questo progetto il governo non investe nulla come accade in Borneo con la protezione degli orangutan, si limita a concedere l'area di foresta in cui sorge il centro mentre chi ci lavora vive solo delle donazioni di privati e di associazioni straniere. L'ometto spera di poter ottenere dal governo più terreni forestali per fornire ai rinoceronti maggiore spazio del loro habitat originale, ma anche qui ovviamente bisogna fare i conti con l'invasione delle palme da olio.
Ho sempre più la sensazione che il governo di Jakarta non solo non valorizzi affatto come ricchezza le profonde differenze tra le varie isole che costituiscono l'Indonesia, ma non si preoccupi minimamente di preservarle. Qui ogni isola ha una diversa storia, diverse tradizioni, leggende, costumi, religioni e il manager dell'ecolodge ci ha detto che, anche se il governo non lo ammette, ci sono ancora tribù che vivono come nell'antichità praticando sacrifici umani; su ogni isola vivono specie animali e vegetali uniche e ci sono angoli così remoti che non si fatica a credere possano ancora nascondere specie sconosciute, i paesaggi cambiano enormemente dalle foreste alle spiagge, dagli alti monti vulcanici alle dolci colline, dai villaggi fluviali alle risaie, dalle giungle del nord alle zone più aride verso l'Australia, a migliaia di isolotti disabitati sparsi tra due oceani.
Gli abitanti di ogni isola amano la propria terra e vorrebbero proteggerla, se solo potessero permetterselo, se solo Jakarta mettesse la serenità e la bellezza dell'Indonesia sopra il semplice profitto da sfruttamento senza regole. Michele, che ha vissuto parecchio in Indonesia, ci ha detto una volta che quando capita una catastrofe, tipo un terremoto, gli ordini di auto di lusso a Jakarta schizzano alle stelle perché stanno per arrivare gli aiuti internazionali che i politici intascano sempre volentieri. Se vogliamo però essere onesti, la trave nell'occhio, ce l'abbiamo noi perché la maggior richiesta mondiale di questo olio di palma economico e di infima qualità arriva dall'Unione Europea e così ritorno sempre al solito discorso.
Sono contenta di aver visto Bina perché ne restano pochi della sua specie e mi ha fatto sorridere vederla agitare il codino corto sul grande culone quando ha visto arrivare anguria e carote. Sono contenta di averla vista prima che scompaia insieme alla sua foresta.
Lo shampista di elefanti
Nel pomeriggio siamo tornati nella zona degli elefanti per quella che doveva essere una semplice passeggiata per tirare l'ora di cena e invece è diventata un'esperienza fantastica.
Stavamo osservando alcuni addetti che portavano gli elefanti a fare il bagno nel laghetto del parco quando uno di loro, Dany, si è avvicinato a Sergio e, mentre la sua elefantessa Rini salutava con la proboscide, ha cominciato a chiacchierare con noi, uno dei pochi che parla inglese da queste parti. Ad un certo punto ha chiesto a Sergio se volesse entrare in acqua con lui a lavare Rini, un attimo di esitazione perché non aveva un cambio di vestiti a portata di mano, ma poi ci siam detti “Quando ti ricapita un'occasione così?” e l'autista del lodge che ci accompagnava ha detto che non c'era problema a bagnare un po' i sedili dell'auto, quindi il TdC è montato su Rini e io mi sono messa a fare foto e video del bagnetto. Dany, ha fatto passare davanti Sergio a grattare bene la testa della vecchia elefantessa che si immergeva e riemergeva contenta. Dopo lo shampoo, i tre si sono diretti al prato dove gli elefanti vanno a mangiare e Dany ha chiesto anche di dargli una mano con la cena. Rini soffre di parassiti intestinali quindi sta prendendo delle medicine e ha bisogno di integratori cioè delle polpettone giganti fatte di riso, cocco, piselli e mais che lui e Sergio appallottolavano da un sacchetto e mettevano poi direttamente in bocca all'elefantessa golosa. Che scena! Potete vederla in queste foto insieme alle altre della giornata.

Ormai manca poco al ritorno in Italia, ma come sempre io prenderei l'aereo per un'altra isola, per un altro continente e una nuova avventura. Magari un giorno...

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